Una satrianese incontrandomi ha detto : “pensavo scrivessi qualcosa…” riferendosi alle ultime vicende politico-amministrative. Usando un po’ la superbia per trovare la battuta ho risposto: “mi occupo di questioni nazionali e internazionali”. In realtà pur seguendo le vicende satrianesi a distanza, ho evitato di scrivere o esprimere una mia opinione. Non che ce ne fosse la necessità ma essendo stato per tanti anni corrispondente per alcuni quotidiani locali della splendida cittadina a cui sono tanto legato e soprattutto perché a Satriano sono tanto affezionato per le radici che ad esso mi legano, provo a scrivere qualcosa e lo faccio di getto senza riguardare e ripensare a ciò che ho digitato.
Voglio fare una semplice battuta che vuole essere un invito rivolto a chi opera a Satriano e inevitabilmente è responsabile del suo futuro. Credo che sinora nel dibattito pre-elettorale, elettorale e post elettorale, le rivalità, spesso personali, abbiano impedito un serio ragionamento sul futuro di Satriano. Non penso ci sia un colpevole in tutto ciò o forse si è tutti colpevoli ma quello che bisogna fare è mettere da parte tutto e magari cominciare a prendersi un po’ meno sul serio.
E’ giunto il momento di lavorare per assegnare a Satriano il ruolo che le spetta nel soveratese. L’idea che Satriano diventi il faro del basso Jonio non è così peregrina se si pensa che già uno studio sul comprensorio di Soverato negli anni ’60 effettuato da illustri studiosi, architetti e urbanisti, assegnava all’area di Satriano nella marina il ruolo di volano dell’economia, prefigurando in essa la nascita di un centro industriale. Più di mezzo secolo dopo, le potenzialità non sono cambiate e Satriano ha aggiunto anche grazie ai suoi vasti confini la possibilità di trovare una valorizzazione in tanti altri settori come il turismo su cui i centri storici di molti comuni collinari stanno vivendo una stagione tutta “in progress”.
Il porto è una grande occasione per confermare simili progetti di sviluppo e ad esso si aggiungono altre risorse. E’ indispensabile per fare e programmare tutto ciò però un clima politico-amministrativo sereno. Ci vorrebbe quasi un governo di “unità nazionale” dove tutti dovrebbero fare un passo indietro rispetto alla proprie anche legittime ambizioni comprendendo che la realizzazione dell’interesse collettivo sarà in grado di assicurare quello di ognuno per il futuro. Vero è che l’Italia è il paese delle spaccature: il paese dei Guelfi e dei Ghibellini dove a sua volta i Guelfi si divisero a Firenze ai tempi di Dante in bianchi e neri. Un po’ come a Satriano. E questo bisogna evitarlo.
Fabio Guarna – Soverato News