E finalmente un ministro la canta chiara: ragazzi e famiglie devono scegliere con accortezza l’indirizzo di studio delle superiori.
Dovrebbe essere ovvio, che la scelta di un corso venga considerata scelta non solo di lavoro ma anche di vita e di collocazione nella comunità.
Dovrebbe, se non che, finora, è stato difficilissimo trovare un docente della Media il quale avesse il coraggio di spifferare alla mamma che il suo pargoletto non è tagliato per il Liceo Classico a botte di greco, mentre riuscirebbe benissimo studiando in una scuola professionale e simili.
Finora, giù pianti, anzi, giù ricorsi al TAR; TAR che, manco a dirlo, dava ragione alla mamma e torto al povero prof, che intanto si rovinava pagando avvocati. Soluzione? “Qualsiasi indirizzo”, e dormiamo tranquilli.
Adesso, a quanto si legge, la musica cambia. Cosa ne penso?
1. Il ministro deve effettualmente sostenere i professori: in caso di ricorso legale, fornisca al prof l’avvocatura dello Stato.
2. Bisogna tornare alla selezione, che non è un’ingiustizia sociale, è solo una selezione.
3. Negare a gran voce che gli eventuali selezionati e scartati lo siano se poveri ed emarginati; perché non è vero niente.
4. Lo stesso per l’inclusione: non è vero che una classe si deve fermare tutto l’anno fin quando l’includendo non ha imparato rosa, rosae. E gli altri, che fanno? Attenti, è un esempio NON immaginario: e non mi costringete ad approfondire!!!
5. Essere scartati dal corso X può essere una fortuna, se il fanciullo percorre il corso Y con successo.
6. Conclusione: qualsiasi corso di studi di qualsiasi genere dev’essere serio.
7. Staremo a vedere.
Ulderico Nisticò