Scuola: i genitori ai tempi di WhatsApp


whatsappQuanti muniti di smartphone e dotati di WhatsApp si trovano nel gruppo dei “genitori degli studenti della classe x”? Tanti. E’ diventata una moda che però sembra destinata a radicarsi tanto da diventare un must.
Le comodità sono tante. Dalle elementari alle scuole superiori i genitori possono sapere quali sono i compiti del proprio figlio, conoscere in tempo reale notizie interessanti (hanno anticipato l’uscita ad esempio, stanno per arrivare dalla gita) informarsi su appuntamenti vari etc. Ma tutto ciò che è senz’altro utile per i genitori – ci chiediamo – è educativo per gli allievi?
In alcuni casi si corre il rischio di deresponsabilizzare i giovani studenti. Quanti, infatti, soprattutto gli allievi più piccoli, sapendo che mamma e papà recupereranno in un attimo gli impegni del doposcuola (ad es. gli esercizi a quale pagina sono), sentiranno il dovere di aggiornare il proprio diario? Un tempo l’agenda, soprattutto per i più grandi era un mix di ricordi, eventi da appuntare, foto da appiccicare (funzioni adesso sostituite dalla gallery dello smartphone e altre app) ma la sua funzione principale per la quale si portava a scuola era proprio quella di annotare i compiti.
E’ vero che c’era sempre il telefono (non il cellulare badate bene) del compagno a cui rivolgersi per sapere cosa bisognava preparare per il giorno dopo in caso di dimenticanza, ma non si può trascurare che era un buon indizio della partecipazione attiva dello studente alla vita scolastica se il suo diario era “aggiornato” scrupolosamente. Pertanto se è vero che l’utilità del gruppo WhatsApp della classe X svolge una funzione utilissima, una tiratina d’orecchie ai propri figli che non riportano i compiti sul diario, dovrebbe essere una premessa prima di chiedere pubblicamente sul gruppo, quali pagine dovranno studiare o ancora farsi mandare una foto del libro che è rimasto a riposare sotto il banco per stampare le pagine da studiare.
Insomma il gruppo WhatsApp dei genitori conferma che i nuovi mezzi di comunicazione offrono nuovi servizi e opportunita e, a meno che non finisca con il perdere la sua caratterstica di “informazioni di servizio” e si trasformi in un forum sull’azione didattica capace di generare “vibrazioni” a ripetizione, è giusto che tenga conto anche di alcuni aspetti. Nessuno rimpiange il vecchio diario – sia chiaro – al massimo lo si può ricordare con nostalgia, ma nell’era di internet, lasciamo che i compiti a casa siano gli studenti a sapere quali sono. Passi pure che l’annotazione avvenga su un tablet, ma che siano gli interessati a farlo.
E se non ci riescono, che siano loro (questo vale per i più grandi) a chiamare l’amico o a contattarlo con proprio con WhatsApp per sapere cosa deve studiare. E’ un modo anche questo per aiutarli a diventare più maturi!
Un’ultima considerazione: una nota comunque di merito va a quei genitori che partecipano ai gruppi, perché questo dimostra che seguono i propri figli e ciò non può che generare effetti positivi nella formazione complessiva dello studente.

Fabio Guarna (La Tecnica della Scuola)


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