Ne sto sentendo, sia al di qua delle Alpi, sia di là, di ogni sorta; e, da storico dilettante quale sono, però ferratissimo quanto ai fatti e alle date, penso fare utile cosa al lettore se gli spiego, e con lui a stranieri e cittadini, come effettivamente andarono le cose.
Premessa. Gli storici greci insegnano che in ogni guerra bisogna distinguere la causa vera (αἰτία), la dichiarazione ideologica e propagandistica (πρόφασις), infine l’inizio materiale (ἀρχή).
L’inizio dei fatti del 1941 in Europa Orientale è l’attacco tedesco (Operazione Barbarossa, 21 giugno) all’Unione Sovietica. Attenti, Unione Sovietica, URSS, Stato comunista sotto la dittatura di Stalin. La Russia ci fu fino al 1918 e c’è dopo il 1990.
Andiamo alla causa. Due anni prima, la Germania si era intesa (Patto di non aggressione) con l’URSS, battendo sul tempo Francia e Gran Bretagna, che volevano tirare Stalin dalla loro parte. Effetto dell’alleanza tra Hitler e Stalin fu l’occupazione tedesca della Polonia, e sovietica dei territori polacchi persi, con la rovinosa sconfitta di Trotskij, nel 1921. L’URSS si prese anche Estonia, Lettonia e Lituania e l’attuale Moldavia.
Non sono emersi, e forse non emergeranno mai, documenti credibili che spieghino la decisione di Hitler di attaccare l’URSS. Le tesi sono due: la Germania temeva un attacco sovietico; la Germania voleva conquistare l’URSS.
Veniamo alle dichiarazioni. La Germania nazionalsocialista, sorvolando su i due anni di amicizia, rispolverò l’anticomunismo. L’URSS, invece, non fece affatto leva sul comunismo, anzi non lo nominò nemmeno; e la denominazione ufficiale del conflitto fu, ed è, quella di Grande Guerra Patriottica: patriottica, notare. Come tale venne sentita dal popolo russo, in testa la Chiesa ortodossa. Era successo esattamente lo stesso con Napoleone. Ci furono delle eccezioni, con particolare riguardo, udite udite, all’Ucraina.
L’Italia, non avvertita (effetti della “guerra parallela”: neanche l’Italia aveva avvertito la Germania dell’attacco alla Grecia), dovette poi partecipare, inviando prima un Corpo d’armata (CSIR), poi un’Armata (ARMIR), tra cui gli Alpini, sollecitati dai Tedeschi per un assalto al Caucaso che non avverrà mai. Parteciparono anche Romania, Ungheria e Slovacchia, e volontari fascisti spagnoli e portoghesi.
Quello orientale divenne il fronte principale e determinante della guerra. Ancora fino al 1944, la Germania fu spesso vicina al successo, cioè allo sfondamento della linea sovietica. Se fosse riuscita, avrebbe rovesciato forze potentissime contro gli Angloamericani, nel frattempo dal 1943 in Italia e dall’anno dopo in Francia. Al contrario, l’URSS raggiunse quelli che saranno i Paesi satelliti: Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria; e, d’intesa con gli USA, con Gran Bretagna e Francia all’angolo, si fermò solo sull’Elba, formando la cosiddetta Germania Democratica (si fa per dire!). Il tutto finirà, come anche il comunismo, negli anni 1990.
Come leggete, vi parlo di scontri tra Stati ed eserciti. La politicizzazione si avvertì effettualmente in URSS stessa con reparti irregolari; in Iugoslavia con l’esercito comunista di Tito, e altri. Trascurabili certi fatti francesi. Del tutto assente la politica dalla Germania, tranne sporadici casi. In Italia, secondo cifre ufficiali del dopoguerra, che piglio per buone con molta riserva, si contarono 80.000 partigiani; di questi, circa metà erano militari di fede monarchica e rimasti con il re dopo l’8 settembre 1943; l’altra metà, prevalentemente, anche se non unicamente, comunisti.
Ecco i nudi fatti. Secondo me, a ottant’anni dal 1945, non farebbe mai a nessuno raccontarli esattamente come furono, senza arrampicarsi sugli specchi, e accuratamente pesando – come credo di aver fatto io con queste poche righe –le parole.
Ulderico Nisticò