Ragazzi, sonnecchia un monarchico dentro ogni repubblicano; certe volte, persino un re, come successe ai giacobini del 1789 che pochi anni dopo diventarono: Napoleone, imperatore dei Francesi, poi semplicemente imperatore, e anche re d’Italia; il fratello Giuseppe, prima re di Napoli poi di Spagna; il fratello Luigi, re d’Olanda, e il figlio, qualche tempo dopo, imperatore Napoleone III; Murat, re di Napoli; Bernadotte, re di Svezia e di Norvegia, l’unico, in verità, i cui eredi regnino tuttora…
E, infatti, essere re è spesso una condizione precaria. Carlo III di Gran Bretagna e Irlanda del Nord è re perché un suo antico avo tedesco, Giorgio marchese elettore d’Hannover, era in tutta Europa l’unico parente protestante di una Stuart senza figli e con odiati pretendenti Stuart “papisti”, e nel 1714 divenne Giorgio I del Regno Unito. Gli Stuart a loro volta discendevano da un Giacomo VI di Scozia, divenuto Giacomo I d’Inghilterra per morte verginale di Elisabetta Tudor, che in vita aveva decapitato, tra gli altri, Maria Stuart sua cugina e madre del suddetto Giacomo.
Poi vi meravigliate delle faide paesane… Ah, quasi dimenticavo che Carlo I Stuart venne decapitato da una rivoluzione repubblicana comandata da un tiranno, Oliverio Cornwell, il quale, da bravo repubblicano, voleva poi lasciare il potere ai figlio, ma gli Inglesi dissero che re per re era meglio Carlo II…
Potrei raccontarvene ancora, di storie e storielle di re e principi sovrani, e alternanze tra repubbliche e re… Ma torniamo a Carlo III, che è venuto in visita in Italia. E in Italia per un paio di giorni sono diventati tutti quanti monarchici. Mi viene a mente la battuta di un mio sodale di Pisa che era monarchico sabaudo, e lo spiegava con un gioco di parole a/o. Vediamo se ci arrivate.
Improvvisamente, ecco tutti entusiasti perché Carlo ha nominato Virgilio… Ragazzi, Virgilio, mica un Pincopalla qualsiasi tipo i premi Nobel mai letti da nessuno; Virgilio, “dell’Eneida dico, la qual mamma fummi, e fummi nutrice poetando; sanz’essa non fermai peso di dramma”, dice, sotto forma di Stazio, di se stesso Dante. Dante, ed ecco che Carlo è andato a Ravenna sulla tomba del Grande… Tutti in bordo di giuggiole, in Italia. E tutti improvvisamente patriottici perché Carlo ha detto qualche parola in italiano. God save the King, e salvi da lui l’Italia.
E secondo voi, si potevano perdere l’occasione i meridionaldomenicali e borbonici pinoaprilati? Da una mezza virgola sulla simpatia degli Inglesi per l’Italia, deducono che Carlo, in pieno parlamento italiano, avrebbe proclamato che la spedizione di Garibaldi fu in realtà vinta da flotte ed eserciti inglesi; e così si consolano di una scoppola che iniziò a Marsala e finì quando arrivò il castigamatti re Vittorio Emanuele a spegnere i bollori repubblicani di Garibaldi e Mazzini.
Scoppola dovuta non tanto alla svogliata bravura di Garibaldi, dimostrata prima e dopo in ben altre occasioni e contro Austriaci e persino Prussiani, ma dovuta all’incapacità del governo di Napoli e imbecillità di generali di età e cervello decrepiti.
A sua volta re, Vittorio Emanuele II, giacché il padre Carlo Alberto era salito al trono per la legge salica che vietava alle figlie di ereditare da Vittorio Emanuele I e Carlo Felice; senza la salica… preparatevi a ridere: se ci fossero stata tra i Savoia leggi simili a quelle inglesi, avrebbe ereditato tutto il figlio della figlia di Vittorio Emanuele I.
Fatevi sotto, storici della domenica, e vediamo se lo sapete chi era. Ahahahahahahahah… Ma la legge era salica, e l’erede maschio unico reperibile era il lontano parente Carignano, e non il figlio del genero.
Fortuna che Carlo se ne va.
Ulderico Nisticò