Sinistra leninista, sinistra libertaria


Mi fa sorridere che lo stesso identico governo, lo stesso identico Paolo Gentiloni, siano passati in tre mesi dalla più sfrenata retorica immigrazionista alla retorica trionfalista dell’ “85% in meno”; e al salviniano “Aiutiamoli a casa loro”.

Idem per i vaccini: prima una specie di tana liberi tutti e tutti medici immunologi, e perciò ogni mamma semianalfabeta di ritorno poteva liberamente decidere se vaccinare o no; oggi la minaccia di occupare militarmente il ribelle Veneto peggio di quel che la Spagna vorrebbe fare con la Catalogna.

Prendo le mosse da questi due casi, per una riflessione storica di un certo interesse. Dal XVIII secolo si presentano nella storia d’Europa due sinistre: una viene da Rousseau, ed è buonista, ugualitaria e liberista al limite del liberismo, e si fonda sul mito della bontà originaria dell’uomo, anzi di ogni singolo essere umano, e, Bobbio alla mano, di ogni singolo essere vivente ivi incluso il tirannosauro rex; l’altra è leninista più che marxiana (Marx, alla fine, torna a Rousseau), e genera le “dittature del proletariato”, che, ai fini pratici, sono semplicemente dittature. Il leninismo è il contrario di Rousseau, perché muove dall’idea che non è “buono” nessuno, e che i proletari non sono buoni ma solo la classe che, tramite i suoi dirigenti, va al potere.

In questo quadro, come si vede, il leninismo è, più o meno, equivalente a regimi come il bonapartismo e i fascismi; mentre i seguaci di Rousseau vagano verso le più sognanti utopie, e, in questo senso, certe fantasiose letture ugualitarie del cristianesimo sono molto, ma molto più a sinistra di Mao.
Poi che succede? Che il più fedele seguace di Rousseau, Robespierre, diviene il più sanguinario tiranno della storia europea, e tagliò teste a ritmi industriali, però sempre in buona, in adamantina buona fede: una mattina decapitava i preti perché cattolici, la mattina dopo decapitava gli atei; una mattina i feudatari perché volevano la proprietà privata, l’altra i comunisti perché non la volevano.

Alla fine, decapitarono lui e i suoi amici; e arrivò il corruttissimo Direttorio; poi Napoleone che fece, sono sue parole, “la rivoluzione con le baionette”, con l’esercito. Però vi giuro che ci credo: le intenzioni di Robespierre erano buone, pure, immacolate; e altro non voleva che la felicità universale garantita e obbligatoria.

Insomma, le due sinistre oscillano e s’intrecciano, nelle cronache politiche e nella storia d’Europa. Questa renziana (o più o meno tale!) è oggi nella fase del realismo quasi di destra: blocco militare delle coste libiche; vaccini a tutti i costi… Come avrete notato, il variopinto fronte immigrazionista si è ridotto a qualche romantica nota su Facebook, e tutti gli altri tacciono; e i medici della domenica no-vax rischiano la Siberia.
Ora qualche simpaticone mi chiederà: “Ma perché non parli della destra?” La destra? Ragazzi, ma secondo voi ho tempo da perdere, stamattina?

Ulderico Nisticò


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