Sono imperdonabili viltà le violenze a bambini, donne, anziani e disabili


Caro Tito, nè davvero e sempre più un dolore atroce seguire i bollettini di guerra e di violenza che quotidianamente i telegiornali ci vomitano addosso, senza ritegno e senza pietà (senza controbilanciare con notizie positive, che pur ci sono ma non vengono evidenziate a dovere). La sofferenza è maggiore per coloro i quali, tra noi, non sono ancora caduti nell’assuefazione o nell’indifferenza a tali notizie. E, paradosso dei paradossi, c’è chi si esalta nella sua perversione di godere del tragico “spettacolo” delle morti e delle distruzioni! Ma, d’altra parte, conosco famiglie che sono talmente inorridite da spegnere il televisore appena comincia un qualsiasi telegiornale. E’ anche questo un modo di difendere il proprio equilibrio emotivo e mentale, fin troppo sollecitato da un gran numero di violenze di ogni tipo, cui è proprio impossibile farci l’abitudine!…

UN GESU’ INDIGNATISSIMO

In particolare, ci fanno ancora più male le violenze verso i deboli e gli indifesi … bambini, donne, anziani, vecchi, disabili. La nostra indignazione è massima specialmente per le violenze che avvengono a scuola o addirittura sotto il sacro tetto di una chiesa. E non a caso Gesù stesso (che ha sempre predicato il perdono e la misericordia), quando si tratta di violenze e di abusi sui bambini, si erge a giudice inflessibile, come attesta il celebre passo evangelico comunemente conosciuto come la “macina da mulino”.

Infatti, nel Vangelo di San Marco (9, 42) si può lèggere: “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato in mare!” Ma continua la sua invettiva contro la violenza di ogni genere: “Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala …” – “Se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo …” – “Se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, cavalo ….” (Marco 9, 43-48).

Praticamente è meglio entrare in Cielo mutilati che bruciare nel fuoco inestinguibile dell’inferno con il corpo intatto.

Chi vuole, può ben intendere!

SOTTO I BOMBARDAMENTI

I potenti del mondo (ma anche quelli di casa nostra) sono convinti che solitamente la gente dimentica. Ma non è così. Non potremo mai dimenticare chi muore nelle guerre, soprattutto i bambini e gli innocenti. Ormai quasi nessuno può sfuggire alla giustizia o alla pubblica deplorazione, grazie ad intrepidi e coraggiosi documentaristi professionisti (cioè coloro i quali “scrivono” e testimoniano gli orrori attraverso le foto, i video e i resoconti giornalistici e giudiziari e, da qualche tempo, pure attraverso l’uso di telefonini).

Abbiamo delle immagini-simbolo che, nell’ultimo secolo, hanno provocato ribrezzo per le tante atrocità commesse in guerra o in altre inquietanti manifestazione dell’orrore umano. Tuttavia, indignarsi non basta. Bisognerebbe cercare di impedire o almeno arginare in ogni modo (specialmente con i metodi pedagogici, democratici e civili a disposizione) il fatto che la disumanità esca fuori e produca inimmaginabili eccidi.

FIN DALL’INFANZIA

violenza-rsaLa persona umana si “costruisce” e si educa fin dall’infanzia. Proprio come una alberello o come qualsiasi altra coltivazione che, fin dagli inizi, ha bisogno di pazienti cure per far crescere bene ciò che, da grande, possa portare ottimi frutti. Altrimenti, se non viene curato bene, si rischia di produrre un elemento nocivo per se stesso e per altri. Una bomba sociale ad orologeria. Una mina vagante che non sappiamo come e quando esploderà. Dove e chi colpirà. Forse pure noi stessi!

Nella seconda “LETTURA PARALLELA” è evidenziato un chiaro indirizzo comportamentale verso i bambini. Più vengono educati bene e più abbiamo speranza che, da grandi, possano essere ottime persone in grado di agire bene nella società. E del loro bene possiamo usufruire tutti.

COME E’ NATO IL MIO RIBELLISMO

RAGAZZA UCCISA: ORLANDO E GIUNTA A SIT-IN RETE ANTI VIOLENZANella prima “LETTURA PARALLELA” racconto i maltrattamenti subìti all’asilo infantile quando avevo 4-5 anni da me e dai miei piccolissimi compagni di sventura (anni 1954-1956). Come si può notare, è facile anche oggi (come lo è stato ieri) maltrattare i bambini, che sono indifesi per natura. E’ questa dei maltrattamenti verso le persone indifese o fragili (come pure donne, anziani e disabili) la maggiore viltà … proprio perché a subire le violenze (spesso insistenti e continuate) è una persona che non può o non sa difendersi. Traumi incancellabili quelli dell’infanzia!…

Posso pure capire i problemi di chi deve governare una qualsiasi situazione, come le maestre d’asilo che si trovano ad agire tra mille difficoltà. Ciò non giustifica però le violenze, specie se continuate, quasi fossero un metodo educativo o di lavoro. Se non si è capaci di ottemperare nel migliore dei modi e lealmente al proprio dovere, è necessario cambiare lavoro. Non tutti siamo adatti a svolgere un ruolo, per quanto normale e diffuso possa essere. E’ un caso di coscienza e di responsabilità individuale e sociale! Non si può diventare carnefici per lo stipendio mensile!…

Ad esempio, come ho detto e scritto altre volte, non mi sono sentito di essere padre di figli e, di conseguenza, pur sposandomi, ho deciso, assieme a mia moglie, di non averne (né propri né adottati). Ho spesso pensato che, probabilmente, uno dei motivi per cui non ho avuto questo desiderio di essere padre è dovuto proprio a queste violenze subite nei tre anni di asilo. In pratica, non avrei voluto che mio figlio potesse subìre simili maltrattamenti. Il cuore mi doleva già al solo pensarci. E’ stato più forte di me immaginare che mio figlio potesse subìre tali e tante malvagità!

Successivamente saranno intervenuti, di certo, pure altri fattori sociali negativi che mi hanno inibito la paternità. Fatto sta che (lo sento come certo) proprio all’asilo dei miei 4-5 anni è nato il “ribellismo” che poi ha caratterizzato tutta la mia esistenza e “scatto” immediatamente quando mi si tratta con violenza, anche verbale (come descrivo pure in altre mie pubblicazioni a stampa). Non a caso, ero io ad organizzare le fughe degli altri bambini (attraverso il balcone o le finestre di quel piano terra) per sfuggire alle angherie della “maestra cattiva” (come descrivo qui di sèguito nella prima LETTURA PARALLELA).

storia-dellintelligenza-1992-copertinaSembra niente questa violenza subìta in tenera età … però può condizionare tutta la vita di una persona, in un modo e in un altro. E’ da considerare che poi sono stato bravo io ad elaborare bene, nel tempo, questo mio stato psicologico di maltrattato seriale … altrimenti avrei potuto essere un delinquente come lo sono diventati alcuni di quella mia stessa classe di “scuola materna” che di “materno” aveva ben poco.

Ritengo, inoltre, che tutta la mia vita dovrebbe essere letta alla luce di questi miei gravi patimenti infantili subìti nella società (poi anche alle scuole elementari), fuori dalla famiglia che mi aveva dato tanta serenità esistenziale, specialmente al casello di Kardàra, tra la lussureggiante natura agricola e marina. Devo ringraziare, in particolare, i miei Genitori se ho sostanzialmente mantenuto un equilibrio personale tale da farmi comprendere e affrontare positivamente sia il bene che il male della società. Un altro grazie lo devo agli altri miei buoni e “provvidenziali” educatori e, in particolare, al continuo esercizio della più vera Cultura!

LA COMPENSAZIONE

Anche se inconsciamente (data la tenerissima età dei miei 4-5 anni), all’asilo ho percepito una condizione base dell’essere umano che mi ha aiutato enormemente nelle difficoltà. Infatti, in quell’asilo (come descrivo sotto nella prima lettura parallela) avevamo due maestre, una buona e una cattiva. Mentre la cattiva ci picchiava e di maltrattava con grande ed inaudita violenza, la maestra buona cercava di consolarci molto affettuosamente. C’era, infatti, una situazione che, tempo dopo, avrei definito di “compensazione”. La dove c’è il male ci può essere anche almeno un minimo di bene che compensa o almeno consola per il tanto male subìto.

Perciò, come non tutto il mondo è buio e nero o tutto a colori, così la nostra esistenza attraversa periodi di tristezza e violenza che non sono eterni, poiché prima o poi interviene (quasi come necessità vitale, di sopravvivenza) un qualcosa che consola o ci ripaga delle sofferenze patite. Tra la sofferenza ed il conforto si insinua e ci feconda la speranza di un mondo migliore cui aspirare!

TUTTAVIA …

Tuttavia, non è facile riparare (specialmente psicologicamente) alle violenze subìte, ne resterà sempre una benché minima traccia (quando non continuano a sanguinare tali ferite). Per riparare bene ci vuole, attorno a noi, tanto affetto, tanta dedizione e tanto amore. Ed un grande lavoro di elaborazione delle violenze spetta a noi stessi fare in prima persona e ciò può durare tanto tempo e, a volte, è sempre meglio farsi aiutare. Purtroppo, la nostra società non è attrezzata per sanare definitivamente le atroci ferite derivate dalle violenze sia private che sociali (ad esempio, le guerre, le ingiustizie, i martirii e quanto altro minacci, aggredisca e distrugga la serenità di interi popoli e persone) come sta accadendo ancora adesso in tante parti del mondo … specialmente in Africa, in Asia e, in particolare, alle porte di casa nostra, in Libia, Siria e altro Medio Oriente!

PLACARE TUTTO IL DOLORE DEL MONDO

faro-nella-notte-tempestosaEcco, i popoli e le persone come noi (che stanno in periodi di pace e in situazioni sostanzialmente buone) dovrebbero organizzarsi adeguatamente per “placare tutto il dolore del mondo” … per amore o per egoismo (come asserisco sempre) … affinché si possa estirpare o arginare il più possibile l’atroce sofferenza che c’è in ciascuna persona o in ciascun popolo che abbia subìto inaudite violenze … violenze che, come la gramigna, potrebbero infestare tragicamente e durevolmente tutto il nostro pianeta. “Placare tutto il dolore del mondo” dovrebbe essere la “missione” veramente prioritaria e globale, fatta per amore o per egoismo o per lungimirante sopravvivenza. Per amore, perché è giusto che sia così. Per egoismo, perché è vantaggioso per ciascuno di noi, vivere in un mondo senza violenze di ogni genere, dalla più piccola ed apparente ordinaria ed innocua fino alle sempre paventate guerre nucleari di distruzione globale!

IL DOLORE DEL SUD DEL MONDO

E’, in particolare e principalmente, il dolore del sud del mondo che bisognerebbe disinnescare. Converrebbe proprio ed indistintamente a tutti! Ormai lo tocchiamo con mano, specialmente attraverso la presenza degli immigrati i quali, volenti o nolenti, sono la conseguenza visibile del nostro disinteresse e dei nostri egoismi coloniali e di razza così come persino di religione. Ma chi ci educa e ci forma ad essere “artificieri” quotidiani addirittura nei nostri stessi piccoli paesi?… Chi ci dà gli strumenti di dialogo (a volte anche di “tolleranza”) e di comprensione per sopravvivere alla silenziosa “ribellione” di popoli cui abbiamo procurato indicibili umiliazioni, violenze e sofferenze?

IL DOLORE DEL SUD ITALIA

basta-bullismoCaro Tito, alcuni commentatori televisivi nazionali o locali (sociologi, politici, giornalisti, ecc.) si stanno ancora cimentando per cercare di capire e spiegare il recente voto italiano di domenica 04 marzo 2018. Tutti o quasi leggono i dati e spesso convengono che ormai ci sono davvero due Italie: il Nord ed il Sud. In particolare, quello del Sud è considerato un voto di protesta (addirittura di ribellione, anche storica) a causa del suo ormai abbandono ultrasecolare, già dalla mala unità di Italia del 1860-61.

Infatti, ormai è dimostrato che tale e cosiddetta “unità d’Italia” è stata raggiunta con l’invasione di uno Stato sovrano da parte di altro Stato (quello dei Savoia) che non ha nemmeno dichiarato guerra, ma ha conquistato il Sud con il tradimento accertato di parecchi generali e potentati locali. Dunque è stata una sedicente “unità” ma sarebbe meglio dire una arbitraria e proditoria “fusione a freddo” e contro la volontà delle popolazioni sottomesse, che hanno versato troppo sangue (in difesa della propria libertà) e sofferto abusi e soprusi che perdurano ancora in modo troppo indegno per le stesse classi dirigenti e governative. Come ho dimostrato in altri scritti, il Sud Italia è stato trattato dal regime dei Savoia ancora peggio delle sue colonie africane! Ed è detto tutto.

UNO STATUTO SPECIALE PER IL SUD

E’ sotto gli occhi di tutti che l’Alto Adige (o Sud Tirol) gode di un benessere da capoclasse. E ciò pure grazie ai tanti, troppi benefici economici e statutari super-speciali concessi dall’Italia, dopo tutta una serie di attentati terroristici (anni 1950-70) sostenuti pure dalla confinante Austria. Adesso, anche se quel popolo è pur sempre fuoco sotto cenere, conviene a tutti una tregua, pure dal momento che siamo tutti sotto un’unica bandiera dell’Unione Europea.

Ma, proprio per questo che siamo sotto un’unica bandiera europea, sarebbe possibile concedere al Sud Italia quello Statuto Speciale che, pur facendolo appartenere alla confederazione italiana e all’unione europea, gli possa dare margini di manovra tali da potersi gestire autonomamente per guarire, con la dovuta gradualità, le ferire inferte dai nordisti Savoia riallineando la situazione generale (economica, sociale, culturale e strutturale) proprio ai livelli europei, non soltanto della altra parte centro-nordista italiana. Altrimenti c’è il pericolo che piangeremo altri lutti.

Infatti, il Sud Italia non è mai stato così sopraffatto, privato di milioni di persone, prostrato!… Ciò potrebbe dare adito, per disperazione umana o per altre tensioni sociali, ad una ribellione armata, se la ribellione elettorale non troverà i migliori rimedi per riequilibrare il meridione con il resto d’Italia e d’Europa. D’altra parte, già domenica 22 ottobre 2017, in Lombardia e Veneto si sono svolte le votazioni “plebiscitarie” per una maggiore o speciale autonomia volta all’autogestione. Perché tale autonomia speciale non può essere ottenuta pure dal Sud?…

PIANO MARSHALL PER L’AFRICA ?

I più alti esponenti del più duro capitalismo e del più sfrenato liberismo italiano ed internazionale si sono finalmente convinti che bisogna aiutare i Paesi poveri, almeno affinché non producano più migranti verso l’Europa. Finalmente hanno capito che bisogna “aiutarli a casa loro” come era giusto fare già da alcuni secoli e che pure questi popoli da noi così tanto depredati hanno diritto ad avere almeno un minimo tenore di vita umanamente e socialmente dignitoso.

Un “Piano Marshall per l’Africa”. E’ questo che si discute attualmente nei governi dei Paesi ricchi. Sperando che (come purtroppo è successo per il nostro Sud Italia) gli aiuti all’Africa non trovino presto la strada del ritorno alla fonte o alla speculazione dei poteri forti o … persino … si fermino ancor prima di partire! Non si sbaglia mai a sospettare che talune iniziative siano fatte a favore degli speculatori o della corruzione e non dei popoli che ne hanno urgenza e bisogno! Sappiamo come vanno queste cose! Ma, tant’è, prima o poi le nefandezze e gli inganni si ritorcono proprio verso chi li produce! E speriamo che tale “Piano Marshall” non si traduca addirittura in vendite di armi o nel rifilare roba usata o nociva (come derrate alimentari o medicinali scaduti) e rifiuti!…

VIOLENZE SU VIOLENZE

Caro Tito, sono partito dal considerare la violenza contro bambini, donne, anziani e disabili e sono giunto, inevitabilmente e conseguentemente, ad accennare ad altre violenze, quella contro interi popoli e addirittura contro interi continenti (oltre che dell’Africa non dimentichiamoci dell’America Latina e di gran parte dell’Asia). Questo secolo 21° di inizio terzo millennio si sta rivelando tra i più violenti e pericolosi della Storia. Le violenze stanno diventando più diffuse e sofisticate, più globalizzate e irrisolvibili per la caparbietà degli orgogli nazionali e delle nuove dittature che si aggiungono a quelle storiche le quali continuano a schiavizzare interi popoli e, in particolare, le donne nella loro sottomissione e segregazione plurimillenarie.

DUE LETTURE PARALLELE

Caro Tito, come mia testimonianza diretta, ti trascrivo la mia nota n. 1 che ho inserito alle pagine 437-439 del libro “STORIA DELL’INTELLIGENZA” (Edizioni Slogans, Agnone del Molise, luglio 1992), pure a commento del romanzo di Rosa Gallelli “SPIRAGLI da una bocca di lupo” che costituisce la parte preponderante di questo insolito “bi-libro”.

Sotto il titolo di “Storia dell’Intelligenza” ho evidenziato: “Quando l’Intelligenza, se è vera Intelligenza, si fa Amore … Quando l’Amore, se è vero Amore, si fa Intelligenza”. Mi sembra assai indicativa e altamente simbolica e pedagogica tale ambivalenza e … coerenza!

STORIA DELL’INTELLIGENZA QUOTIDIANA n. 1 – LA SCUOLA MATERNA

Sono nato in uno di quei caselli ferroviari posti in riva al mare sulla linea Metaponto – Reggio Calabria, nel 1950 quando ancora sul litorale jonico non erano ancora sorte le “Marine” … quei paesotti che con il tempo sono adesso diventate città e cittadine.

Un anno prima ero stato preceduto da un caro amico, Gerardo Mannello, con cui condivido questa nascita marinara, molti anni prima di tutti gli altri. I quali, assieme alle loro famiglie, sono stati costretti a trasferirsi sul litorale dopo le due disastrose alluvioni del 1951 e 53, che, nel borgo medievale e collinare, procurarono ben duemila senza casa. Perciò fu costruito a tempo di record un nuovo paese per questi senza-tetto.

Ma, io e Gerardo, entrambi figli a famiglie di ferrovieri, già c’eravamo in riva al mare e lungo le due più importanti vie di comunicazione nazionali. Nel 1954-55 per la prima volta andai, assieme ad altri bambini venuti dal borgo antico, all’asilo, che oggi viene comunemente chiamato “scuola materna”.

Per me, come per tutti, si trattava di passare dalla tutela familiare a quella sociale e statale. Per alcuni può essere ancora un passaggio alquanto traumatico, specie per coloro che in famiglia sono circondati da mille attenzioni e da tanto affetto.

I locali di quella scuola materna erano di tre piccoli vani, con bagno e cucina: in pratica era un alloggio popolare, uno dei trecento che si andavano via via ultimando per gli alluvionati. Oggi quell’appartamentino, posto a piano terra in un isolato di Via Gramsci, è abitato da una famiglia.

Le maestre erano due: una “buona” e una “cattiva”. Riporto questi due personaggi, e i fatti che li riguardano, in questa “Storia dell’intelligenza quotidiana” proprio come esempio di impatto che un qualsiasi essere umano può provare nella delicata fase di passaggio tra la famiglia e la società di appartenenza.

I gesti quotidiani di queste due donne, in effetti, possono a pieno titolo appartenere alle soluzioni dettate dall’amore e dall’intelligenza.

La maestra buona era meravigliosa: ci trattava bene, ci accarezzava, era molto affettuosa, ci parlava e molto spesso ci pendeva in braccio. Il suo sorriso è ancora presente. Con lei stavamo proprio bene. In armonia. Fu un vero paradiso quando la maestra cattiva fu assente per un paio di mesi!

Purtroppo questa maestra cattiva non solo ci sgridava in continuazione per un nonnulla ma usava su di noi bambini una violenza tutta particolare: ci picchiava le guance con entrambe le mani e contemporaneamente. Erano delle sberle sonore ed irresistibili con un volume di violenza inaudito. Tant’è che temerariamente, appena possibile, scappavamo tutti o quasi dal balcone e dalle finestre. Però, inesorabilmente e puntualmente, ci riprendevano dopo qualche centinaio di metri sia gli operai delle case in costruzione e sia i nullafacenti (troppo alta era, allora come oggi, la disoccupazione!) che stavano seduti davanti all’unico bar nelle vicinanze, posto sull’unica strada per casa nostra.

Cito le mani violente della maestra cattiva come primissimo esempio di ciò che, poi, nella società, ci attendeva. Diciamo che quelle erano o si rivelarono “mani intelligenti” (?!?) … proprio perché diedero a noi, bambini di 4 e 5 anni, le prime esatte informazioni su ciò che è o può essere la società.

Sicuramente nelle nostre famiglie ognuno di noi avrà avuto ceffoni anche più sonori di quelli della maestra, ma certamente dati con un altro spirito e non con tutta quella cattiveria e violenza. Quasi con odio.

Consciamente o inconsciamente, entrò in me e negli altri amici d’infanzia il senso della realtà sociale proprio con quelle sberle che ci stordivano e ci intontivano tanto che spesso eravamo costretti, poi, ad addormentarci seduti e con la testa poggiata sul banco multiuso (didattica e mensa).

Ma, come sempre accade e può accadere, c’è anche il rimedio, la consolazione: era la nostra maestra buona, cui va il vero pensiero di intelligenza e di amore. Intelligenza ed amore … per come dovrebbero essere!

Seconda LETTURA PARALLELA ALLE ORIGINI DEL FUTURO

Il bambino impara ciò che vive …

Se vive nel rimprovero, diverrà intransigente. Se vive nell’ostilità, diverrà un aggressivo. Se vive nella derisione, diverrà un timido. Se vive nel rifiuto, diverrà uno sfiduciato. Se vive nella serenità, diverrà equilibrato. Se vive nell’incoraggiamento, diverrà un intraprendente. Se vive nell’apprezzamento, diverrà un comprensivo. Se vive nella lealtà, diverrà più giusto. Se vive nella chiarezza, diverrà fiducioso. Se vive nella stima, diverrà più sicuro di sé. Se vive nell’amicizia, diverrà veramente amico. Tutto ciò per il suo mondo!

SALUTISSIMI

Caro Tito, sappiamo molto bene che è troppo vasto e complesso il discorso sulle violenze contro le persone e i popoli, ma pure contro l’ambiente e contro ogni minima dignità di tutti gli esseri viventi (lo stesso pianeta Terra è un essere vivente). Però (nonostante la “brevità” di questa lettera) mi è sembrato opportuno intervenire presentando la mia stessa sofferta esperienza, per far meglio capire quanto danno si combina con la benché minima violenza, che poi, alla fin fine, si ritorce sull’intera società. Speriamo che ognuno di noi rifletta adeguatamente ed efficacemente sulla violenza nostra personale e su quella altrui, al fine di trovare un riequilibrio accettabile di convivenza la più amorosa o rispettosa possibile.

Tanta affettuosa cordialità. Auguri di buona vita a tutti. E alla prossima lettera 213.

Domenico Lanciano 

Le foto sono state prese dal web libero.


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