Sono populista e me ne vanto


 Mi svaga parecchio quando sento piangere contro i populisti, e i piagnoni fanno la faccia di “Io so tutto e tu non sai niente”; ma io posso elencare i filosofi e poeti decisamente populisti, organicisti e antidemocratici, nonché nettamente identitari e per niente disposti al “dialogo”, nonché credenti nella metafisica; poca roba: Platone, Dante, Machiavelli, Guicciadini, G. B. Vico, Fichte, Hegel, Nietzsche… S’intende, pensatela come vi pare, però non potete dire che se uno è “populista” è anche ignorante.

 Ho spiegato molto chiaramente cosa pensi io su questo pastrocchio della legittima difesa. Ora chiarisco e ribadisco due cosette:

– È disumano pretendere che io, se un ladro entrasse in casa di giorno, gli lasci rubare i quattro soldi che ho, o degli oggetti che, magari senza essere preziosi, mi sono lo stesso cari. Io farei qualsiasi cosa per impedirglielo, fosse anche mezzodì; e figuratevi di notte.

– È buffo che il solito Saviano tuoni contro il mio eventuale armamento, ed egli vada in giro sotto scorta di persone armate e quindi legittimate a sparare. Siamo tutti… con quel che segue? Lo stesso per giudici, politici eccetera: e mi limito a parlare di cittadini italiani; ma le scorte armatissime le vediamo in diretta televisiva; e non mi fate continuare!

 Sono dunque populista, e me ne vanto: si fa per dire. Da buon populista, mi chiedo perché le ONG salvino vite, e amen; però poi portino i salvati in Italia e non in Tunisia, Malta, Algeria, Spagna; e quanti del salvati vengano ospitati a carico dei buonisti, eccetera, tipo la Boldrini… Ma guarda un po’: nessuno?

 Da bravo populista, gradirei molto vedere ai lavori forzati i due delinquenti che hanno ucciso il pensionato e tentato lo stesso con l’altro, a Monopoli. Sono invece sicurissimo che usciranno ben presto,  essendo anche protetti da uno dei miti americani, e poi globali, più astratti ma solidi del XXI secolo: sono “minori”, anzi “minori non accompagnati”. A proposito, io sbatterei in galera anche le famiglie, che, stando alla tv, sono “insospettabili”, e che con tutta evidenza sono composte di pessimi genitori, in quanto educatori di figli.

 E qui vedete come ragiona un populista DOC. La delinquenza si può dividere nettamente in due categorie: delinquenza organizzata quali ndrangheta o mafia; e microdelinquenza di emarginati sociali. Il pericolo sociale è costituito da questi ultimi. La mafia, infatti, non manda certo a rubare 100 € nelle case; né compie violenze contro gli anziani… Molte volte più pericolosa, ha ben altri campi di disonesta attività, che quattro spiccioli.

 E qui arriva l’intellettuale il quale mi trova in contraddizione: Vedi che ammetti anche tu quanto sia pericolosa la mafia? Ovvio, ma attenzione: per il povero pensionato di Monopoli, i ragazzini criminali sono stati mille volte peggio di ogni mafia; non in generale, ma in quel momento! Ovvero, se io venissi assalito da due mocciosi delinquenti, io correrei pericolo in questo momento, e non tra un anno o tra un secolo; e non mi salverebbero tutte le raffinate analisi sociologiche; né mi consola che, dopo defunto, facciano una fiaccolata in mia memoria. A parte che per me non si scomoderà nessuno, populista come sono. A proposito, “Terque quaterque…”

 Ergo, il mio primo atto sarà difendermi; e il mondo è pieno di “armi improprie” anche se non sono in possesso di una pistola e simili. Ovvero, per dirla con Virgilio, “furor arma ministrat”. Essendo io dunque un populista e non un intellettuale – Dio me ne liberi – tutto farei, in caso di attacco, tranne che pensare. Ci penserò, forse, ma a pericolo scampato, a tempo perso, per svago. “Primum vivere, deinde philosophari”.

 Eppure, sapete che dice un populista serio? Che i cittadini non devono portare armi né farne uso. Da un punto di vista squisitamente reazionario, mi esprimo così perché il 95% dei neopistoleri si sparerebbero sui piedi, invece di sparare al ladro!

 I ladri, invece, non ci devono essere: ed è questa, la soluzione. E invece l’Italia pullula di microcriminalità indigena e forestiera. Cominciamo da quella forestiera, da espellere d’urgenza al primo reato, compreso, anzi in testa quello di trovarsi irregolarmente in Italia. Espellere vuol dire fisicamente cacciare, non spedire loro un pezzo di carta che non vi dico la fine che fa!

 Quanto agli indigeni, serve la certezza della pena. Quale pena? I lavori pesanti, pesantissimi. Il carcere è una pessima istituzione, e non fa paura a nessun delinquente. Ci sono ottime alternative, e state certi che il mascalzoncello teme di più un anno a spaccare pietre sotto il sole, che dieci ad oziare in cella.

 Questo, per l’immediato. Ma servirebbe una politica per i giovani che dia loro: a) lavoro; b) attività sportive e culturali per il tempo libero.

 E invece la gioventù è abbandonata a due tentazioni una peggiore dell’altra; e qui stupitevi di come analizza un populista le due tentazioni:

1. Edonismo spicciolo a colpi di “divertimento” e spesso di qualche bella sniffata di droga;

2. Depressione insegnata a scuola e sui libri di testo come un valore morale e persino poetico, invece di quello che è, una malattia fisica e psichica!

 Morale, i ragazzi appaiono oggi ora mezzo scemi ora mezzo malinconici; e o ridono come imbecilli o piangono come pecore. A proposito, anche la malinconia è un morbo. Ragazzi così sono disposti a droga e a far di tutto per procurarsela; eccetera.

 Quanto alla famiglia in genere, la sua incapacità educativa è palese.

 Ecco una bella lezione di populismo. Ora gli intellettuali tuoneranno che io sono poco scolarizzato come tutti i populisti secondo loro. Senza scomodare Dante e Platone e il Vico e Fichte, con me hanno clamorosamente sbagliato.

 E il primo buonista e legalitario che becco con la scorta armata, sono guai suoi: lo fotografo.

Ulderico Nisticò


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *