Soverato – Barriere dalle strade alle spiagge


“Il diversamente abile è cosi definito, perché ha la capacità di andare oltre le barriere anche se materialmente si scontrano ogni giorno. A Soverato la situazione in tal senso è difficilissima”. A denunciare i disagi causati dalle barriere architettoniche presenti nella città Soverato, è la mamma di una bambina disabile che ha preferito mantenere l’anonimato.

“ Camminare per la città su una sedia a rotelle – ha spiegato la donna- è impossibile, tranne nel nuovo tratto di lungomare, deve mia figlia può farlo in modo spedito sentendosi libera, per il resto è tutto disagiato. Anche la scuola che frequenta ha una rampa che non è a norma. Non c’era neanche il bagno adatto e ringrazio il sindaco Ernesto Alecci che prontamente appena insediato lo ha fatto costruire per tutti i bimbi disabili, di sua spontanea volontà. Le rampe presenti in città non hanno la pendenza giusta pertanto risultano non essere a norma. Quando si parla di disabili, dobbiamo ragionare in termini di autonomia, quindi dovrebbero essere in grado di salire e scendere da soli, ma non è cosi in quanto la non corretta pendenza non lo permette. Per non parlare del non rispetto che c’è, davanti molte rampe spesso ci sono auto posteggiate. È cosi che vogliamo facilitargli la vita? Anche le strade, piene di buche non consentono il passaggio lineare delle carrozzelle. Il corso è pure proibitivo per mia figlia e per tutti, di conseguenza non possono entrare nei negozi, l’alternativa è andare nei centri commerciali. Soverato non è a misura dei diversamente abili purtroppo. Anche il teatro non è stato pensato per loro , per chi vuole salire sul palco deve farlo da dietro le quinte”.

Una situazione critica e barriere architettoniche inesistenti. “C’è poca attenzione – ha proseguito la mamma di una bambina disabile- a partire dai parcheggi occupati sempre abusivamente. Chi non vive determinati disagi non può comprenderli, manca la cultura, la sensibilità, è una società mostruosamente indifferente. Manca l’interessamento anche del disabile a casa ed è impensabile che l’accesso ai servizi sociali venga sottoposto al reddito di una persona, la disabilità non ha reddito! ”.

Altro punto su cui si è soffermata è l’assenza delle pedane sulle spiagge. “Per tale motivo – ha proseguito – nei mesi estivi quest’anno, ho deciso di spostarmi per rendere la vita a mia figlia più semplice. Chiedo a cittadini ed istituzioni di svegliarsi: è una classe che deve essere parificata quella dei disabili, non abbandonata. Mi auguro che la situazione cambi, intanto si aspettano i lavori per la riqualificazione del corso” . Il sociale, un settore su cui ci sarebbe davvero tanto da fare. In primis un cambiamento di mentalità, andando incontro le famiglie che vivono situazioni non facili ogni giorno, senza l’aiuto di nessuno se non con speranza, coraggio e amore, loro si che sono un grande esempio per la collettività!

Antonella Rubino (Gazzetta del Sud)


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