Soverato: la protesta di una dipendente Asp senza scrivania


Le manca un solo anno per andare in pensione, dopo avere lavorato per tanti anni al centro territoriale di riabilitazione di Squillace e ultimamente all’ufficio protesi e ausili di Girifalco, in supporto per carenza di personale.

La dottoressa Annina Gullà, psicologa dell’Asp di Catanzaro, nei mesi scorsi è stata destinata ad altri servizi. Trasferita dalla direzione del distretto sanitario di Soverato per tre giorni la settimana nella Rsa/Cp (residenza sanitaria assistenziale-casa protetta disabili) del complesso monumentale di Girifalco e per due giorni al Pua (punto unico d’accesso) di Soverato.

Secondo quanto lei stessa ci racconta, il problema sta soprattutto nella nuova collocazione soveratese. «Qui – racconta la professionista – in una stanza piccola si trovano ad operare ben quattro dipendenti con due scrivanie: oltre alla responsabile, che ha una sua scrivania, due operatrici che utilizzano l’altra scrivania, ed io che devo utilizzare una sola sedia senza altri supporti di lavoro e senza fare niente».

La dottoressa Gullà sarebbe, dunque, costretta a trascorrere le sue ore di lavoro, in quelle due giornate in cui è in servizio a Soverato, utilizzando una sedia, peraltro sgualcita, davanti alla finestra e nient’altro. Una situazione che la psicologa ha deciso di segnalare alle autorità con una querela alla Procura della Repubblica per mobbing e altro, un ricorso al giudice del lavoro per l’annullamento dell’ordine di servizio di trasferimento a Soverato e in questi giorni anche una denuncia all’ispettorato del lavoro per via delle condizioni in cui riferisce di essere costretta ad operare.

«Questa situazione – afferma la dottoressa Gullà – mi sta ormai portando ad uno stato depressivo e di ansia tale che non riesco più ad avere concentrazione, ad essere serena sul posto di lavoro; mi sento, dopo 39 anni di servizio, osservata come se fossi una brigante. Ne sta conseguendo la mia mortificazione morale e emarginazione con effetto lesivo sul mio equilibrio psichico e del complesso della mia personalità».

La professionista intende andare avanti e adottare eventualmente altre eclatanti forme di protesta, col fine di poter trascorrere con tranquillità i pochi mesi che la separano dal pensionamento. Seduta su quella sedia non ci vuole proprio stare.

Carmela Commodaro – S1TV