Soverato – Lo stalking nel vicinato. Conferenza dell’Università della Terza Età


Il vicinato. La famiglia che non si sceglie e che, a differenza degli amici, bisogna sopportare “finché morte non ci separi”. Proprio di questa conseguenza estrema si discute nell’incontro culturale di venerdì 2 Marzo organizzato dalla Libera Università Popolare della Terza età e del Tempo Libero all’Istituto Tecnico Economico “A. Calabretta” di Soverato. Introdotta dal Presidente Sina Pugliese Montebello, la relatrice Dott. ssa Maria Clausi -Giudice onorario presso la Sezione Penale del Tribunale di Catanzaro- descrive il reato di stalking, che nel vocabolario inglese assume il significato di “camminare furtivamente” mentre oggi è entrato nell’immaginario collettivo come una “persecuzione” costituita da una serie di comportamenti attuati con tale frequenza e intensità da influenzare profondamente la vita della vittima.

Clausi traccia la storia dello stalking, sottolineando come bisogna attendere il vicino 1990 nella lontana California per avere la prima legge che lo qualifica come reato. In Italia solamente nel 2009 lo si porta all’interno di una legge. Oggi lo stalking assume maggiormente le forme del “femminicidio”. Basta accendere la tv per sentire di uomini che cominciano a perseguitare la ex moglie o ex compagna fino ad ucciderla. Ma, discostandosi da questo aspetto che riguarda la vita di coppia, Clausi si sofferma su una particolare forma di stalking nel quale lo stalker è il vicino di casa e le motivazioni del reato sono differenti.

Ci si trova di fronte ad una persona che desidera affermare il proprio predominio all’interno del condominio o del rione mettendo in atto “dispetti” che possono disturbare la vittima fino a creare sofferenza, stress psicologico e, in casi estremi, giungere al reato dell’omicidio. Simbolo ne diventa la strage di Erba. Eppure è un fenomeno di cui non si discute in maniera adeguata, tanto che la legge non se ne occupa. Ecco che il Giudice conclude la conferenza esponendo il suo progetto di legge che sottoporrà all’attenzione dei legislatori italiani, il quale prevede che il delitto sia perseguibile d’ufficio senza la querela della persona offesa e l’allontanamento del persecutore dal luogo in cui vive la sua vittima. Perché, si sa, “nemmeno l’uomo più buono può stare in pace, se ciò non garba al cattivo vicino”.

Floriana Ciccaglioni


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