Soverato, presentato il libro “aMalavita”


L’ultimo romanzo-denuncia di Antonio Cannone

Serata stimolante e ricca di spunti quella trascorsa in occasione della presentazione del libro “aMalavita” di Antonio Cannone che si è svolta a Soverato. Presso la sala consiliare della cittadina ionica, l’autore lametino ha parlato del suo ultimo libro ambientato “in anni in cui – ha spiegato – la ‘ndrangheta iniziava a gettare le basi per diventare quella che è oggi. Vale a dire, una mafia imprenditrice che di fatto governa il territorio calabrese e non solo, in perfetta sinergia con uomini politici, poteri occulti, massoneria deviata e altre istituzioni, anche giudiziarie”.

L’iniziativa, presentata da Maria Palazzo, e organizzata dall’Università della Terza età, ha visto una numerosa e qualificata partecipazione di pubblico. “Un romanzo di formazione, la storia di una generazione di giovani divisi tra il bene e il male, combattuti su quale scelta fare: se stare dalla parte dello Stato o dalla parte dell’antistato. Anche se spesso si trattava, come oggi, di due facce della stessa medaglia”.

Nel corso del dibattito non sono mancati i paragoni tanto che il libro di Cannone, oltre ad elementi di stampo pasoliniano, è stato accostato per certi versi al film di Sergio Leone “C’era una volta in America”, giacché le vicende narrate nel romanzo, percorrono le stesse trame dei giovani protagonisti del racconto cinematografica del grande regista romano.

Nel romanzo, si intrecciano i destini di ragazzi di strada, di boss e uomini di banca. Politici e preti. In un territorio segnato dal degrado e da profonde lacerazioni sociali e culturali. Terreno fertile per la nascita della malavita e per la successiva sua trasformazione in quella che è considerata oggi la mafia più potente al mondo. Un romanzo che tuttavia fa intravedere anche un barlume di speranza come si può intuire dal doppio significato del titolo.

Cannone non si è sottratto alle domande del pubblico, rispondendo alle numerose domande dei presenti e spiegando che l’intento del libro “è quello di far conoscere un periodo particolare della storia calabrese e per portare, in qualche modo, una testimonianza e scuotere le coscienze, soprattutto dei giovani”.

Un libro pedagogico e allo stesso tempo di denuncia, accolto con grande interesse e che sta riscuotendo notevoli consensi negli ambienti letterari calabresi e nazionali.