Splendore di Soriano, e un santo ignorante


 Per tre secoli, dal XVI alla devastazione del terremoto del 1783, Soriano ospitò una delle più imponenti e potenti istituzioni monastiche dell’orbe cattolico, tanto da essere insignita di giurisdizione feudale con titolo di conte, e godere di fama anche nelle lontane Americhe, dove più di una località porta il nome di Santo Domingo de Suriano. Conserva ancora un quadro acheropito, in cui san Domenico sarebbe stato raffigurato “non da mano” umana, ma in cielo. Meta di pellegrinaggi, reinvestì le offerte in un immenso patrimonio anche d’arte, commissionando lavori ai più celebri artisti barocchi italiani. Il terribile sisma, che devastò l’intera Calabria, rase al suolo la chiesa e i chiostri; che tuttavia risorsero durante la prodigiosa ricostruzione voluta e attuata, in tutta la regione, da Ferdinando IV.

 E siccome i luoghi hanno un “genius loci” che travalica le contingenze della cronaca, la Soriano di oggi è sede di una fornitissima “Biblioteca calabrese” che è divenuta centro di variegate e serie iniziative culturali; e che pubblica il bollettino “Rogerius”, di ben noto valore scientifico.

 Ottima scelta, dunque, quella dell’Università della Terza età e della sua presidente Sina Montebello, che hanno proposto Soriano come meta della prima gita culturale del 2017. Il folto gruppo è stato accolto da un’efficiente organizzazione, guidata personalmente dal sorprendente sindaco Francesco Bartone, anche in veste di colta guida.

 I locali del convento sono stati utilizzati per un progetto che – vero miracolo, in Calabria – fruisce di fondi europei nel senso che li spende davvero: recupero e restauro della “Quadreria” dei Domenicani; e di importanti raccolte di quanti marmi sono sfuggiti alle devastazione. Si aggiungerà una struttura di studio sismologico, che consentirà anche esperienze rivolte al pubblico e a finalità didattiche.

 E siccome siamo fatti di anima e di corpo, non sono mancati né un buon pranzo né i mostaccioli.

 Tutto questo si chiama quella cosa, quasi ignota alla Calabria, che è il turismo culturale; e Soriano si aggiunge ad Altomonte, Santa Severina, Gerace e pochissimo altro. E già, nella greve mentalità borghese del calabromedio è radicato il concetto del “divertimento”, mentre è sconosciuto quello di “emozioni”. Ecco cos’è il turismo culturale: emozione.

 Però anche Soriano soffre del problema consueto della viabilità, che non è certo incoraggiante. Ecco dunque che il Comitato Trasversale, presente con il suo presidente onorario U. N., ha proposto al sindaco di farsi parte attiva, e ha trovato intelligente ascolto. Ottimo sindaco, Bartone.

 Lasciatemi concludere con una lezioncina di agiografia cattolica. La chiesa di Soriano mostra una curiosa statua di monaco dalla pelle scura, e dotato di uno strumento assai umile: una ramazza. È Martino de Porres  (1579-1639), che per tutta la vita fece solo due cose: teneva pulito il convento, e tonsurava i confratelli. Perciò è stato proclamato santo. Egli non convertì popoli, non morì martire, non stava ogni momento a prendere applausi, non proclamava immortali principi; e nemmeno, come ci si aspetterebbe da un domenicano, pubblicò dottissimi libri: niente di tutto questo, fece le sole due cose che sapeva fare, però le fece bene e in grazia di Dio. Poté così compiere miracoli, e ottenne dai Domenicani di poter fondare un istituto per i bambini poveri, com’era stato lui, figlio illegittimo di un nobile e una schiava nera. È patrono dei barbieri.

 Già, provate a immaginare che i Domenicani, in preda a furori ugualitari, avessero messo Martino a scrivere la “Summa” e Tommaso d’Aquino a spazzare la chiesa: avrebbero ottenuto solo un libro presuntuoso e ridicolo, e una chiesa preda dei topi. L’uomo giusto al posto giusto: così funzionano le cose; altro che tutti filosofi e tutti poeti… e tutti spazzini e barbieri!

 Quante cose abbiamo imparato, domenica 5, andando a Soriano.

Ulderico Nisticò

 


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