Storia d’Italia senza politica estera, e Gaza


 Per farmi capire, inizio con un paragone. La Francia, senza dire delle vicissitudini medioevali, ne ebbe non poche dal XV secolo, annoverando da allora: una monarchia assoluta, tre monarchie costituzionali, due imperi autocratici, cinque repubbliche contando quella dei sanguinari giacobini e dei corrotti termidoriani, poi la sconnessa Terza repubblica e peggiore Quarta, per approdare alla presente Quinta.

E sorvoliamo sulle lotte dinastiche e le rivoluzioni e sommosse, e il conflitto anche armato tra liberali e democratici, e su Vichy; e per brevità non elenco le infinite guerre esterne. In mezzo a tutto questo bailamme, la Francia è rimasta territorialmente unita, anzi si è estesa, e ha quasi sempre condotto una sola politica estera, che si può riassumere in un solo e costante concetto: la Francia. E ciò rende omogenea la politca estera francese di Luigi XIV, Napoleone, De Gaulle, e, nel suo piccolo, pure Macron.

L’Italia non ebbe una politica estera italiana unitaria dal 568 al 1861; e anche da allora, con diversi tentennamenti. Sconfitta nella Seconda guerra mondiale, legata agli Stati Uniti sia come NATO sia per basi USA non NATO, l’Italia ha sempre dovuto condurre due politiche estere: una ufficiale, cioè pedissequamente NATO e USA; una sotterranea, di cui non sapremo forse mai i termini. Quella sotterranea è stata filoaraba, quella ufficiale è filoisraeliana o esplicitamente o fingendo di non accorgersi che lo Stato d’Israele fa quello che vuole, e non dal 7 ottobre famigerato, ma almeno dal 1947.

Attenzione che questo vale per tutti i governi e partiti. Vero che, negli ultimissimi giorni, il variegato e contraddittorio blocco delle opposizioni sta prendendo posizione sul massacro di Gaza; però non per questo può assumere una posizione contro lo Stato d’Israele, e non lo fa. Alla fine, attacca Netanyahu per attaccare la Meloni.

E la Meloni? Sa bene, la Meloni, che tra i suoi sostenitori e votanti c’è una fortissima simpatia per i Palestinesi. Tra i simpatizzanti, ci sono pure io; ma come storico e politologo, devo dichiarare che una cosa è gridare Stato di Palestina, altra è determinarne i confini e le istituzioni e il governo e l’economia e la moneta e le forze armate. E non mi pare agevole trasformare in Stato organizzato l’attuale situazione di campi profughi. Senza scordare che il mondo arabo e musulmano non pare voler tanto bene ai Palestinesi, tutt’altro.

La Meloni sa anche, diciamo soprattutto, che se assumesse una posizione di dura critica allo Stato d’Israele, rischierebbe la sera stessa un’ondata di film Oscar… spero di essere capito. Attenti, qualcosa del genere può capitare anche ad Elly… e peggio a Ursula, il cui caro papà… e alberga nel mio petto anche un sospetto che non vi dico, se no pare brutto. Insomma, un nonno fascista o nazionalsocialista ce l’hanno tutti, e non ci vuole niente a tirarlo fuori. Nonno dei giovani del 2025, cioè uno cresciuto e maturo verso il 1939-45, e quindi allora partecipante in prima linea alla Seconda guerra mondiale. Del resto lo sappiamo tutti, tranne durante le celebrazioni ufficiali.

Riassunto: in Italia si fa solo politica interna, anche quando si finge di farne una estera. Che farei io? Io affermerei, come vado scrivendo e dicendo da decenni, che bisogna imporre la pace proprio mantenendo tutti una posizione di equidistanza effettuale, anche nel linguaggio.

Ulderico Nisticò