Stretto: il ponte dei sospiri



Si legge, come fosse una cosa seria, che stanno cambiando il progetto del ponte sullo Stretto; aggiungo io, per la centesima volta in SOLI quarant’anni. È palese trattarsi di una presa in giro, di un’applicazione su scala nazionale e locale del famoso detto calabrese “Po’ vidimu”, cioè mai; in toscano, “a babbo morto”.

Nel frattempo, in Giappone ne hanno costruiti a decine.
Attenzione: i progetti ci sono, e sono stati strapagati. Ora, delle due è l’una: o andavano bene, e bisogna attuarli subito; o facevano schifo, e allora perché li hanno pagati? Eccetera.

Io sono per il ponte, per tre motivi: lo ritengo in sé utile; i lavori pubblici, ritengo, sono comunque un volano di lavoro ed economia; ritengo che il ponte costringerà a migliorare le patetiche Autostrada del Mediterraneo (ahahahahahahahah: l’altro ieri, sotto Vibo, era tutto un rattoppo, e da anni), e 106 eccetera.

Chi non è per il ponte, lo dica, ma a viso aperto, ore rotundo, non inventandosi ridicole scuse.

A proposito, e la classe politica calabrese e siciliana, come si esprime? Muta come tartarughe a colloquio con le giraffe, nel salotto dei pesci.

A proposito, e gli intellettuali piagnoni e antimafia segue cena? Troppo occupati a lacrimare, tacciono e buscano soldi.

Ulderico Nisticò