Solo 2,50 euro all’ora, 450 euro al mese per lavorare almeno 45 ore a settimana e con solo due settimane di ferie all’anno. Questo è stato il lavoro per una dipendente del gruppo Paoletti per ben diciassette lunghi anni. Uno stipendio da fame – si legge sulla Gazzetta del Sud – ma l’unico che entrava nella casa della donna che nonostante tutto è riuscita a crescere anche un figlio.
La sua storia è condensata in uno dei nuovi capi di imputazione contestati all’imprenditore della grande distribuzione Paolo Paoletti. Nei giorni scorsi la Procura ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini ai dieci indagati che devono rispondere a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro, alle estorsioni e ai reati di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.
Nell’ottobre scorso le indagini della Guardia di Finanza avevano portato a cinque misure cautelari e al sequestro di due società che gestiscono i supermercati del gruppo Paoletti nella provincia di Catanzaro.
Dopo l’operazione l’attività investigativa sarebbe andata avanti. In questi mesi gli investigatori non solo hanno studiato i documenti delle due aziende sottoposte ad amministrazione giudiziaria ma hanno raccolto le testimonianze di altri dipendenti del gruppo Paoletti. Così gli inquirenti avrebbero raccolto nuovi elementi, tanto che il numero dei capi di imputazione contestati è sensibilmente salito da 72 a 93.