Teatro e scuola a Chiaravalle


Non tocca a me tessere le lodi del testo de “Le acque dell’Ancinale”, dato a Chiaravalle il 6, la mattina per la scuola, la sera per un foltissimo pubblico. Chiedete a chi c’era.

Lodo invece e ringrazio di cuore (i nomi, quando sono troppi, si trovano nella locandina):
– Primi tra tutti, i ragazzi attori, che hanno mostrato intelligenza, alacrità, impegno e passione; e nel recitare, si sono emozionati soprattutto loro;
– Le conduttrici, Caterina Menichini e Teresa Tino;
– L’Amministrazione Comunale di Chiaravalle;
– La dirigente Giuseppina Voci;
– I colleghi;
– L’ottimo regista Lucio Falvo;
– Il curatore delle musiche Vincenzo Macrì;
– I tecnici del suono e delle luci;
– Le truccatrici;
– I valenti collaboratori di un lavoro così complesso;
– Il pubblico attento e partecipe.

Non era tanto ovvio che lo fosse, di fronte a un’opera teatrale difficile, indefinita e variegata, con momenti epici, momenti comici, momenti tragici, momenti quotidiani, momenti religiosi; e due curiose scenette in dialetto strettissimo d’altri tempi; e, secondo la tradizione del teatro greco classico, la farsa finale: un testo sempre denso di contenuti e sfumature. Era evidente il rischio di scivolare nella pesantezza dell’erudizione, e crediamo di averlo saggiamente evitato: il teatro, qualunque cosa racconti, deve turbare o far ridere o far piangere o entrambe le cose assieme. E anche far pensare, ma dopo!

Sono già in cantiere la replica estiva di questo lavoro; due lavori originali; e, ha chiesto la dirigente, un nuovo lavoro per il prossimo anno scolastico.
Ecco come si può utilizzare opportunamente un teatro, l’Impero di Chiaravalle; e come una scuola seria, quando assume un impegno, lo porta avanti.

Ulderico Nisticò


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