Sul drammatico episodio di tentato omicidio avvenuto ieri a Canicattini Bagni, in provincia di Siracusa, è intervenuta ai microfoni di FM Italia la criminologa e Avvocata Rita Tulelli, intervistata dalla giornalista Oriana Vella.
Nel corso dell’intervista, la professionista ha offerto un’analisi lucida e approfondita delle dinamiche che spesso precedono gli episodi di violenza di genere, sottolineando come questi non siano mai frutto dell’improvvisazione o della follia del momento.
“Non si tratta mai di un gesto improvviso o di un raptus – ha spiegato la criminologa Tulelli – ma del culmine di un processo di escalation in cui la violenza cresce progressivamente. In molti casi, prima dell’aggressione fisica si registrano episodi di intimidazione, pedinamenti, minacce o tentativi di riconquista accompagnati da un controllo ossessivo. Questi comportamenti, se non intercettati per tempo, possono evolvere in azioni violente come quella avvenuta a Canicattini Bagni.”
Secondo l’analisi della criminologa, gli autori di questo tipo di reati presentano spesso tratti di personalità possessiva, gelosia patologica e intolleranza al rifiuto.
“Quando la partner decide di interrompere la relazione – ha proseguito Tulelli – l’aggressore vive questa scelta come un affronto personale, un fallimento o una perdita del proprio potere. In questi casi, la violenza diventa un mezzo per ristabilire un dominio che, nella realtà, è già stato perso.”
L’esperta ha poi richiamato l’attenzione sui segnali d’allarme che spesso vengono ignorati o sottovalutati:
“Messaggi insistenti, appostamenti, pressioni emotive e richieste di ‘chiarimento’ sono tutti elementi che indicano un rischio crescente. È essenziale che le donne e chi le circonda riconoscano questi segnali e chiedano aiuto tempestivamente ai centri antiviolenza e alle forze dell’ordine.”
Per Tulelli, l’episodio di Canicattini Bagni conferma l’urgenza di rafforzare i meccanismi di protezione delle vittime e di migliorare la capacità di individuare precocemente le situazioni a rischio.
Ogni donna che decide di lasciare una relazione violenta – ha sottolineato – deve poter contare su una rete di sostegno concreta, fatta di protezione immediata, supporto psicologico, alloggi sicuri e percorsi di tutela personalizzati.
Ma la criminologa ha anche posto l’accento sull’importanza di lavorare sugli autori di violenza:
“È fondamentale investire nella rieducazione degli uomini maltrattanti, attraverso programmi mirati che li aiutino a gestire la rabbia, il senso di possesso e la distorsione dei rapporti affettivi. Solo intervenendo su entrambi i fronti – vittime e autori – si può sperare di ridurre la frequenza di episodi come questo.”
Infine, Rita Tulelli ha voluto ricordare che la violenza di genere non è soltanto una questione di cronaca nera, ma un problema culturale, educativo e sociale che richiede una profonda riflessione collettiva:
“Ogni volta che una donna viene colpita, ferita o uccisa, si rinnova una ferita collettiva che riguarda tutta la società. La violenza di genere è il risultato di una mentalità di possesso e disparità che ancora oggi attraversa relazioni, famiglie e contesti sociali. Combatterla significa cambiare cultura, educare al rispetto, insegnare l’empatia e la parità sin dall’infanzia.
Solo così potremo sperare che episodi come quello di Canicattini Bagni smettano di essere l’ennesima notizia di cronaca e diventino, finalmente, un ricordo di un passato superato.”