Timbravano cartellino e andavano a chiacchierare in piazza, misure cautelari per 6 dipendenti


Durante l’orario di lavoro andavano in piazza a chiacchierare o curavano i loro interessi privati. É l’accusa che la Procura della Repubblica di Palmi contesta a sei impiegati del Comune di Cosoleto, nel reggino, i quali si sarebbero allontanati arbitrariamente dal posto di lavoro ed a cui vengono contestati, a vario titolo, diversi reati che vanno dalla truffa aggravata ai danni dello Stato e dalla falsità ideologica alle false attestazioni e certificazioni.

I carabinieri di Cosoleto hanno notificato ai sei impiegati altrettanti obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria emessi dal Gip su richiesta del sostituto procuratore Enrico Barbieri. Il fenomeno dell’assenteismo era tanto dilagante che alcuni soggetti timbravano il cartellino anche per chi era legittimamente assente, tanto era radicato il loro comportamento fraudolento. Le indagini che hanno portato alle misure cautelari erano state avviate nel 2015.

I sei impiegati ai quali sono stati notificati gli obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria sono Ferdinando Ascrizzi, di 46 anni, Francesco Carmelitano (48), Domenicantonio Schiava (43), Carmine Stillisano (47), Giuseppe Stillisano (44) e Salvatore Domenico Vita (45). Le indagini, avviate dai militari della Stazione di Cosoleto nel 2015, sono state svolte mediante servizi di osservazione, acquisizione documentale e l’istallazione di telecamere in prossimità dell’orologio marcatempo e dell’ingresso nel palazzo municipale con lo scopo di monitorare le vidimature dei badge e le entrate ed uscite dei dipendenti comunali.

Dalle immagini raccolte, secondo quanto riferiscono i carabinieri, è emerso che molti dipendenti comunali non rispettavano l’orario di lavoro, allontanandosi per motivi estranei all’attività di servizio, oppure timbravano il cartellino marcatempo per sé e per altri, per poi allontanarsi dall’ufficio per motivi privati. Altri impiegati sono stati notati mentre si trovavano fuori delle loro abitazioni in giorni in cui la loro assenza dal posto di lavoro era sì giustificata, ma sulla base di certificati medici che attestavano patologie fisiche.

“La condotta degli indagati – affermano i carabinieri in un comunicato – risulta tanto sfacciata e sintomo di un diffuso senso di impunità, tanto che gli stessi non usavano alcuna cautela per coprire le loro assenze. Il loro atteggiamento è mutato solo dopo essersi resi conto di essere oggetto di attenzione da parte dei carabinieri, ma dopo un iniziale freno alle proprie condotte illecite hanno ripreso le vecchie abitudini”. Dalle indagini condotte dai carabinieri di Cosoleto è emerso inoltre che i dipendenti non solo erano soliti assentarsi durante l’orario di lavoro, ma avevano anche escogitato un sistema per alterare i cartellini di presenza, manomettendo l’apparecchiatura per la timbratura degli stessi.


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