Vedete in foto una toppa, una delle tantissime toppe di molte, moltissime vie di Soverato. La loro origine è, detto in generale, sempre la stessa: un lavoro fatto alla grossa, di rattoppo, in fretta, e senza mai la reductio in pristinum prevista dalla regola dell’arte. Che è, questa cosa latina? Facile facile: re-ductio = l’atto del riportare; in pristinum = come prima. Si dice anche ad integrum.
Nel caso della foto, si era creata una buca, rimasta tale per parecchi giorni, e divenuta anche immondezzaio di passanti; finalmente colmata, ma nel senso di coperta di sabbia e senza asfalto: e oggi piove, donde la fanghiglia, in dialetto pilacchi, dal greco πηλός.
Altro spettacolo poco elegante, le toppe dei marciapiedi e dei muri, anch’esse effetto di qualche lavoro di corsa, approssimativo.
Guardate che la bruttezza estetica è un fattore determinante della noia e depressione morale: e già ce n’è tanta, in giro.
Secondo me, a Soverato servono due operazioni:
- un progetto di rifacimento generale delle vie cittadine, trovando qualche fondo regionale, statale, europeo: devono o non devono arrivare i 191 miliardi di Draghi? Boh!
- l’obbligo di reductio ad integrum, ovvero in pristinum, da imporre per ogni lavoro sia privato sia pubblico; anzi da prevedere per ogni licenza edilizia e atto analogo.
Ecco un punto importante, secondo me, per la candidatura del prossimo sindaco. A proposito: lo sapete che fra tre o quattro mesi si vota? No? Beh, io ve l’ho detto.
Ulderico Nisticò