Tragedia a Catanzaro, uomo di 39 anni si suicida lanciandosi da un ponte dopo lite col padre


Un uomo di 39 anni, S.C., si è lanciato nel vuoto ieri sera, intorno alle 21, dal viadotto della Tangenziale ovest, a Catanzaro, nei pressi del Parco della biodiversità. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, l’uomo era in compagnia del padre. Per cause ancora in corso d’accertamento, il 40enne sarebbe sceso dall’auto e avrebbe compiuto d’improvviso l’insano gesto.

Scattato l’allarme, sul posto sono giunti gli agenti della squadra Volante, agli ordini del commissario capo Giacomo Cimarrusti, e i vigili del fuoco del comando provinciale, la cui caserma si trova a pochi metri dal luogo della tragedia. I pompieri, con la squadra Speleoalpinofluviale (Saf) hanno iniziato le manovre per il recupero del corpo dell’uomo che si trova in una zona particolarmente impervia.

Il recupero è avvenuto, dopo non poche difficoltà, nella tarda serata: il cadavere è stato consegnato alla Polizia e trasportato all’obitorio del Policlinico universitario di località Germaneto a disposizione dell’autorità giudiziaria. Secondo quanto si è appreso, l’uomo soffriva di disturbi psichici ed era stato in cura in una clinica specializzata per questo tipo di malattie.

La tragedia di ieri sera è inevitabilmente legata a quella di 19 anni fa. L’uomo il 2 novembre del 2004, quando aveva 21 anni, uccise con 50 coltellate la madre, al culmine di una lite, nella villetta per le vacanze che si trova a Sellia Marina. Secondo quanto ricostruito nell’indagine (e nel conseguente processo) dall’accusa, l’uomo il 9 ottobre del 2004 fu ricoverato in una clinica per “gravi disturbi psichiatrici”, che peraltro sarebbero stati già noti in quanto sarebbe stato ricoverato più volte in precedenza.

Poi le dimissioni in quanto qualche giorno dopo l’uomo doveva essere ricoverato in una struttura residenziale in provincia di Cuneo. La mattina del 2 novembre la visita della madre. Improvvisamente il ragazzo sferrò contro la madre una sequenza impressionante di coltellate.

Il giovane, successivamente processato, fu assolto dal Tribunale con sentenza del 12 dicembre 2005: ritenuto totalmente incapace d’intendere al momento del delitto. A carico dell’imputato fu disposto l’internamento in ospedale psichiatrico giudiziario per il tempo minimo previsto dalla legge per il tipo di reato commesso, pari cioè a dieci anni (uno dei quali già scontato al momento della sentenza). Ora la nuova tragedia.