Trasversale e Ospedale, e la pasta al tonno


 Non so se più piangere o più ridere, quando penso che, dopo cinquant’anni di chiacchiere e dopo gli svincoli di Soriero e altri sognati, ora io dovessi combattere contro le città greche di Gagliato! Mi sono già espresso sia in ellenico sia in italiano, e penso di essere stato chiarissimo. Ora voglio farsi notare, gentili lettori, che in mezzo secolo di blateramenti e cambi d’idee e capricci, e poleis e interventi di politicanti, eccetera, a quest’ora avremmo costruito non solo la Trasversale, ma più strade dell’Impero Romano.

 Lo stesso per le innumerevoli strade e altre opere pubbliche annunziate, progettate, persino iniziate, e lasciate come malinconici aborti. E sono soldi gettati al vento, che potevano servire.

 Un esempio soveratese, portato alla luce dalla Ranieri, consigliere di opposizione: la misteriosa costruzione che da anni sorge, scheletro senza carne, davanti all’Ospedale, anzi occupa il parcheggio; e non si sa cos’è, e perché una infelice mattina hanno smesso di usare altro cemento e mattoni. Era un reparto? Erano uffici? Erano laboratori? Boh, non lo so, e, francamente, nemmeno me ne curo: so che sono altri quattrini sperperati.

 Conclusione: una delle cause profonde del disastro calabrese è il disordine. Il disordine è il contrario dell’ottimizzazione, la quale è usare il meno possibile di energie per ottenere il massimo possibile di risultati. E siccome la mia ricetta della pasta e tonno ha ottenuto un certo successo, ve la ripeto.

 Quanto voglio cucinare la pasta al tonno, io agisco così. Metto sul tavolo della cucina, in bell’ordine: pentolino, olio, due (o più, secondo il bisogno) scatolette di tonno, una confezione di acciughe, una bottiglia di salsa, aglio, una foglia di basilico, un rametto di origano, un pizzico di peperoncino, sale, acqua. Per tale operazione preliminare, ho impiegato, penso, un paio di minuti. Altri cinque, al massimo, per mettere tutto assieme (stando alla ricetta della Buonanima di mamma), e rimescolare. Il mio lavoro è finito, a parte un’oretta di cottura a fuoco lento, che però è compito del fornello.

 Provate a immaginare, invece, la stessa attività in preda alla confusione: a metà del lavoro, accorgermi, per esempio, che manca la salsa, quindi correre a comprarla, trovare la fila, aver scordato a casa, per la fretta, il borsellino e dover tornare… e roba simile. Se invece ho le idee chiare e la roba necessaria davanti a me… ecco un modestissimo ma efficace esempio di ottimizzazione.

 A proposito: il costo di tale pasta al tonno è, grosso modo, un cinque (05) euro, anche meno; e siccome il tempo è denaro, ho dedicato al lavoro solo un altro paio di euro; e mentre bolle l’intingolo, vado a scrivere qualcosa, e uso l’ora: ars longa, vita brevis. Ecco che l’ottimizzazione è anche risparmio di tempo e di denaro.

 Se avessimo costruito la Trasversale mezzo secolo fa, oggi saremmo già ai restauri; se avessimo completato il bugigattolo dell’Ospedale… boh, non so, ignorando cosa sia. Certo, l’una e l’altra cosa sono stati, finora, denari sperperati; e prova che la Calabria il disordine ce l’ha in testa da almeno quattromila anni, e sempre per eccesso di pensiero e incapacità di azione. Beati gli stupidi, che si sbrigano subito!

Ulderico Nisticò