Trattamenti di “favore” a imprenditore, arrestato ex direttore del carcere di Bergamo


Sei persone sono finite ai domiciliari, nell’ambito di una inchiesta portata avanti dai carabinieri e dalla Guardia di Finanza di Bergamo nei confronti di alcuni appartenenti all’Amministrazione penitenziaria di Bergamo e di alcuni imprenditori della provincia bergamasca.
Le ordinanze eseguite riguardano l’ex direttore del carcere della città lombarda e altri cinque indagati: il comandante degli agenti della Polizia penitenziaria, un commissario, quest’ultimo distaccato nel carcere di Monza, il dirigente sanitario del carcere del capoluogo orobico e due imprenditori di Urgnano (Bergamo), tutti posti agli arresti domiciliari. Le accuse vanno dalla corruzione, alla turbata libertà degli incanti, al peculato, al falso ideologico, alla truffa ai danni dello Stato.

Gli arresti nascono da un’inchiesta coordinata dai pm Maria Cristina Rota ed Emanuele Marchisio, condotta dai carabinieri della Compagnia di Clusone con la collaborazione di personale della Sezione di Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza di Bergamo ed era nata per far luce sul trattamento carcerario “di favore” garantito a un imprenditore arrestato, nell’aprile 2017, dalla Guardia di Finanza di Vibo Valentia, nell’ambito di indagini sulla realizzazione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria.
L’uomo, detenuto a Bergamo, avrebbe usufruito di un lungo ricovero all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, grazie a certificazioni mediche che attestavano un grave shock emotivo che invece non aveva subito.

Le indagini hanno fatto emergere il coinvolgimento nella vicenda, dell’attuale comandante della Polizia Penitenziaria di Bergamo, Antonio Ricciarelli, e hanno accertato false attestazioni sanitarie per far ottenere benefici economici (pagamento licenza non fruita all’atto del pensionamento, trattamenti privilegiati di quiescenza, riposo medico per patologie inesistenti e concordate) all’ex direttore del carcere di via Gleno, da pochi giorni, in pensione, Antonino Porcino, originario di Reggio.

Vi è poi l’accusa di corruzione relativa al contratto di fornitura in esclusiva di distributori automatici di alimenti, bevande e tabacchi, nella casa circondariale di Monza e l’utilizzo di personale della Polizia penitenziaria e di materiali di proprietà dell’Amministrazione per lavori di ristrutturazione dell’appartamento privato dell’ex direttore. Sono 27 le persone complessivamente coinvolte nelle indagini alcune delle quali sono anche state perquisite.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *