Tripudio per Cristiano De André al Festival d’Autunno


Un’eredità da tramandare ai posteri e da vivere come un impegno forte e molto sentito per far conoscere alle nuove generazioni l’opera di suo padre Fabrizio. E’ esattamente ciò che ieri sera, nel Teatro Politeama di Catanzaro, in un concerto sold out, Cristiano De André ha dimostrato con una esibizione dalle mille sfumature musicali al Festival d’Autunno, ideato e diretto da Antonietta Santacroce.

Un evento durante il quale ha riletto uno degli album che ha definito un periodo della musica italiana: Storia di un impiegato, ritaglandosi il ruolo di «sacerdote che porta la parola del Padre, come in una messa laica», riuscendo a coinvolgere il pubblico con una straordinaria capacità interpretativa.

Quelle canzoni scritte circa mezzo secolo fa sembrano composte oggi, tanto sono ancora attuali. Il merito di Cristiano De André è di aver dato loro una lettura moderna, dimostrando un coraggio artistico inconsueto nel confrontarsi con un album molto discusso, sicuramente il più politico dell’intera discografia di Fabrizio. I testi di Storia di un impiegato hanno anticipato i tempi e ancora oggi riescono nell’intento che si prefiggevano nel 1973: risvegliare le coscienze.

Riarrangiato con Stefano Melone, Storia di un impiegato è diventato una sorta di opera rock che assume un aspetto più forte di quello originale, nella quale ogni brano è stato “urlato” nei momenti più intensi e sussurrato in quelli più intimi. Mai si è perso il senso originale voluto da Faber. Un fascino incontaminato arricchito da arrangiamenti più potenti e intensi, pronti a porre l’accento alla sublime poetica dei testi. Tutto supportato da immagini video proiettati alle spalle del gruppo con l’intento di rendere più vivo il senso dei testi.

Accompagnato da Davide Devito alla batteria, Davide Pezzin al basso, Osvaldo Di Dio alle chitarre e Riccardo Di Paola a tastiere e programmazioni, che hanno sostenuto con forza le nuove letture rock, Cristiano De André ha confermato di essere un polistrumentista e un raffinato musicista dalle indiscusse qualità tecniche e interpretative, accompagnandosi con la chitarra, le tastiere e al violino. Nella prima parte, di rilievo le esecuzioni de La bomba in testa, Al ballo mascherato e Il bombarolo. Ma il brano che più ha emozionato è stata l’interpretazione intensa e sensibile di Verranno a chiederti del nostro amore per solo piano e voce.

Nella seconda parte, invece, in scaletta alcuni dei brani più significativi del songbook di Fabrizio come La domenica delle salme, uno dei capolavori della discografia del padre, unitamente ad altri che hanno creato grande esaltazione come le celeberrime Don Raffaé, Quello che non ho e Fiume Sand Creek, salutata da un lungo applauso che ha “costretto” il cantante e la sua band a concedere due bis: Creuza de mä e Il pescatore premiati da una lunga standing ovation da parte del pubblico.

Venerdì 8 novembre, il Festival d’Autunno si concluderà con Emozioni. Un itinerario tra le canzoni di Mogol e Battisti, con Mogol, Gianmarco Carroccia e orchestra. L’Autore più importante d’Italia racconterà il suo lungo e celebre sodalizio con Lucio Battisti a 20 anni dalla sua morte, svelando al pubblico aneddoti, curiosità e la genesi e la storia di canzoni intramontabili come Mi ritorni in menteLa Collina dei CiliegiIl mio canto libero Il tempo di morire. Insieme a lui sul palcoscenico un’orchestra di 16 elementi e la presenza di Gianmarco Carroccia che interpreterà, in modo fedele all’originale, canzoni entrate di diritto nella storia della musica italiana.