Tropea, Calabria


 Oggi, 9 luglio, il Gruppo di lavoro, di cui mi onoro far parte, presenta il Documento di candidatura di Tropea a Capitale della cultura 2022: doveva essere ’21, ma rinviato per covid.

 Tropea ha una storia di millenni, con tracce indigene, greche, romane, bizantine, e l’affermazione della città nei secoli più recenti. Sede vescovile, le venne aggregata la lontana Amantea; città regia, vantava una marineria di livello mediterraneo; le sue molte famiglie nobili erano attive e colte: basti il nome di Pasquale Galluppi (1770-1846), il filosofo che aprì la cultura italiana al pensiero europeo; ma è in numerosa compagnia. Noto è lo sviluppo del turismo di qualità.

 Ci sono questi, e altri argomenti, per sostenere la candidatura di Tropea. Fin dall’inizio della mia presenza nel Gruppo, tuttavia, io ho affermato che la richiesta di Tropea acquista pienamente senso, se la Calabria si libera dal suo ostinato municipalismo, e riesce a farsi un’ottica regionale e dei problemi e delle soluzioni; e se la stessa candidatura viene intesa come un’operazione culturale e d’immagine dell’intera Calabria.

 Se la Regione, le Province, i Comuni del territorio storico tropeano (molto più vasto dell’attuale), e i centri turistici rilevanti riescono a fare rete, con una sorta di Piano regolatore regionale del turismo; e se la Calabria si libera da luoghi comuni e falsi come “spiagge incontaminate” (la Calabria, grazie a Dio e agli uomini, è contaminatissima da almeno quattromila anni di civiltà e lavoro), e riesce a valorizzare turismo culturale, archeologico, artistico, di salute, termale, religioso… e da far durare molto più a lungo del breve chiasso estivo.

 Ricordo che c’era stato un buon tentativo, quello delle Città del sole, che includeva, con Soverato (sindaco Gianni Calabretta), Tropea (sindaco il mio Gaetano Vallone), Diamante, Isola Capo Rizzuto, Gerace, in rappresentanza di tutte le cinque province.   

 In questo senso serve un’operazione culturale calabrese, che usi letteratura, teatro, musica, cinema… evitando e inutili favole di Ulisse, o il lacrimatoio degli intellettuali ufficiali.

 L’operazione deve essere vivace ed efficace; e non bastano adesioni nominali e pacche sulle spalle; urgono sostegni concreti, e quando dico concreti, lo dico in tutti i significati. Chiaro?

Ulderico Nisticò