Tulipani ed elusione fiscale


Mentre scrivo, oggi 19, sono in pausa delle trattative, quindi non so come andrà a finire. Rifletto però, con la consueta equanimità su due cosette:

  1. Molti non si fidano dell’Italia in genere, Conte o non Conte, e pensano che i soldi finiranno a frittole e fave e assistenzialismo diretto o indiretto; e fanno anche bene;
  2. L’Olanda e i frugali, a sentirli definire così, passano per buoni padri di famiglia del tempo antico, contenti di poche rape come Curio Dentano…

 E invece l’Olanda è il posticino dove la droga corre a fiumi, e dove mettono le donnette in vetrina… e nessuna femminista alla “se non ora, quando” batte mai ciglio. C’è molto turismo, in Olanda, ma non credo sia indirizzato a vedere tulipani e mulini a vento.

 Alcuni turisti vanno in Olanda per stabilirvi la sede legale della loro attività industriali e commerciali. Come mai? Ma perché l’Olanda è un paradiso fiscale: ed ecco che vi risiede, per esempio, la FCA, in Italia chiamata ancora (boccaccia mia, statti zitta) FIAT; eccetera.

 Ancora peggio pare sia il Lussemburgo, dove tre sfaccendati morti di fame possono costituire una società per azioni… del nulla; e quotarsi, con il nulla, in Borsa; e poi scappare con la cassa. In Italia finirebbero in tribunale; in USA, sul treno per Yuma.

 Questo per chiarire che l’Italia è piena di difettucci, ma questa leggenda degli Europei, degli Olandesi civili e democratici e colti e buoni, prima o poi deve finire, giacché non corrisponde al vero.

 Se ne accorsero per primi i Belgi, che il Congresso di Vienna aveva assegnato all’Olanda nel 1815, e che nel 1830 già li mandarono al diavolo, sette anni dopo scacciandoli con una bella guerra. Tra le cause, che i Belgi sono cattolici e gli Olandesi luterani. Sono… beh, nel 1830 lo erano; oggi, boh!

Ulderico Nisticò