Turismo 2020: spiragli e proposte


In Calabria è sempre difficile, quasi impossibile, parlare di turismo in termini statistici precisi; e si va sempre a occhio. Quest’anno, però, ad occhio, pare che il turismo estivo sia andato bene, con molti che hanno scelto la Calabria per il mare. Non è solo un turismo di massa, se si parla di persone note del mondo dello spettacolo…

Se è così, lo si deve in gran parte alla notizia che la Calabria è stata pochissimo toccata dal covid, e che i provvedimenti assunti dalla presidente Santelli sono stati decisivi proprio nei momenti peggiori dell’epidemia. Anche in questa fine di agosto, i numeri del contagio sono trascurabili. Bene.

Sento anche parlare di un argomento finora ignoto: la rete termale calabrese. La Calabria ne è ricca dai tempi più antichi: i Sibariti frequentavano le Grotte delle Lusiadi, Antonimina è nota ai classici, le “Aquae” sono segnalate ad Acconia e Caronte… Ma le terme non sono solo un luogo di cura, e, dovunque, le “acque” sono occasione di spettacoli, teatro, opere liriche, gite, tresche e incontri. Nel 1858, Napoleone III e Cavour fecero finta di avere mal di stomaco entrambi, per tramare a Plombières sul futuro assetto dell’Italia!

Vedo però, e spero di non sbagliarmi, qualche spiraglio nella finora casuale e caotica situazione del turismo in Calabria; e bisogna continuare così.

Torno a dire, come spesso, che la Calabria è ancora molto indietro nel turismo culturale; e ciò è effetto di una pessima immagine spacciata per moralismo, quella piagnona e buonista generica, e nel complesso fastidiosa per noi stessi calabresi, e figuratevi se a pagamento. Per mia esperienza, e penso ai miei spettacoli sui Normanni, suscita emozione l’amore selvatico di una fanciulla nobile superba per un bell’avventuriero, mentre i predicozzi con facce falsamente ispirate sono tonnellate di granito sullo stomaco, e la gente si annoia! Idem per paeselli diroccati e natura pseudoincontaminata di boschi identici a tutti i boschi d’Europa e d’America; e lo stesso per le spiagge. Servono una moratoria decennale del lacrimatoio, a cominciare dai temini di scuola media; e una nuova, anzi genuina immagina della Calabria, da affidare a chi la conosce, non a chi ha letto qualche frettoloso libro di passante inglese e francese del XVIII e XIX secolo.

Il turismo culturale, a sua volta, va sottratto allo specialista del quasi nulla, e affidato a personale ben preparato e spigliato, con buona conoscenza delle lingue straniere… e di quella italiana parlata; e che sappia fare di un visita archeologica e storica anche un momento, come si dice, esperienziale, mostrando la vita di quel luogo nei secoli, la sua umanità reale. L’umanità reale è quella reale: bella, sanguigna, violenta, contradditoria, quotidiana, eccezionale, e fatta di uomini e donne veri con le loro virtù e, sicuramente in maggior numero, vizi… in Calabria, come in ogni altro luogo del pianeta.

Ulderico Nisticò