Turismo di Pasqua in Calabria?


 Mi piacerebbe avere qualche notizia più o meno ufficiale; non ne avrò, quindi mi giovo dell’argumentum ex silentio, ovvero, se ci fossero stati turisti, avremmo sentito squilli di trombe e rullo di tamburi, e dichiarazioni roboanti a colpi di “finalmente”. Ieri, giorno di Pasqua, il Tg1 ci faceva la carità di nominare, di sfuggita, Diamante, mostrando due persone sulla spiaggia deserta. Località come Castelle, risultano vuote; Tropea, alle cronache solo per crollo della rupe; Soverato, assente.

 Diranno che è il cattivo tempo; ma è una patetica pezza a colore, giacché ormai le vacanze si prenotano mesi prima, e non si parte la mattina mettendo la mano dalla finestra per vedere se piove!

 Una cosa che ho visto con i miei occhi, la scarsezza o assenza di emigrati di ritorno. Segno che gli anziani non tornano; e i loro nipoti nati e viventi a Como o a Belluno se ne vanno alle Canarie con meno spesa e più svago.

 Aspettiamo agosto, e solo parte di agosto, pagando quindi l’errore gravissimo commesso negli anni 1950, quello di legare l’immagine della Calabria a sole e mare come fossimo un’isola della Polinesia abitata da selvaggi.

 Le altre forme di turismo ci sono quasi ignote, a cominciare da quello culturale sia in senso proprio sia in senso lato. I Bronzi? Ahahahahahahahah!

 Chiedete in giro se al Nord o all’estero hanno mai sentito nominare Altomonte, Amantea, Badolato, Bagnara, Cosenza, Crotone, Gerace, Paola, Papasidero, Pentadattilo, Pizzo, Praia, Reggio, Rossano, S. Giovanni F., Santa Severina, Scalea, Scilla, Serra S. B., Stilo, Taverna, Tiriolo… Del resto pochissimo note anche ai Calabresi. Alzi la mano il dotto soveratese con sei lauree e otto master, se ha mai visto di persona la Pietà del Gagini! Figuratevi Catanzaro, Mileto…

 La Calabria è zeppa di aree e musei riferibili alla civiltà grecoromana, e a quella che, per brevità madida di imprecisione, chiamiamo Magna Grecia. Negli ultimi anni, ad onor del vero, sono stati compiuti passi enormi, da quando restava tutto in abbandono; e si notano numeri alti (e questa volta, ufficiali per forza) di visitatori; segno di buona organizzazione ministeriale e locale.

 Resta ancora insufficiente la politica culturale della Calabria in generale, a cominciare dagli specialisti accademici. Nulla si fa per rendere popolare la stessa storia della M. G., e la storia calabrese, di cui anzi si continua a veicolare un’immagine ingiustamente triste e di presunta “sottomissione” a non si sa chi, ma è dal Settecento che lo ripetono quelli che conoscono la Calabria per aver letto… libri di viaggiatori stranieri di rapidissimo e distratto passaggio, ma di persona non sono mai andati nemmeno nel paese vicino.

 Chiedete in giro (sempre ai dotti con sedici lauree) di parlarvi un momento di Alessi, Anassila, Barlaham, Bianchi, Campanella, Cassiodoro, Cilea, Cozza, Francesco, Galeazzo di Tarsia, Galluppi, Giglio, Gioacchino, Gravina, Ibico, Nilo, Nosside, Pepe Florestano, Pepe Guglielmo, Preti Gregorio, Preti Mattia, Simonetta, Stesicoro, Telesio… eccetera. Di parlarvi seriamente, non impapocchiare l’ennesimo sbarco di Ulisse (se non ho perso il conto, siamo a NOVE!) o spacciare Campanella per un agitatore sindacale del XVII secolo. Avete mai visto un film di storia calabrese?

 Da queste premesse grigie e noiose, e, peggio, ideologicamente prevedibili e buoniste, volete che spunti fuori del turismo culturale? Ragazzi, se Giulietta e Romeo invece di tragicamente morire si fossero sposati, la loro storia interesserebbe solo agli invitati alle nozze… e anche a quelli giusto per dovere, se non s’inventano una scusa per evitare. Invece vanno a decine di migliaia a Verona. Vi basta, come esempio?

 Perciò aspettiamo agosto: e anche su agosto ho fortemente dei dubbi, visto che le sole statistiche di cui disponiamo sono: “Quanta gente sul Lungomare… ”, e un poco di grammofoni ad alto volume spacciati per discoteche… dei poveri. E dopo Ferragosto, tutti a casa.

Ulderico Nisticò