Turismo in Calabria e statistiche immaginarie



Non vi dico chi, ma si è letto sui giornali. Un gruppo di esperti di statistica (formalocchiu!) annunzia che la Calabria è la quinta per turismo. Bene, benissimo… se non che, i dotti aritmetici volevano dire “quinta nelle scelte di quelli che scelgono l’Italia… ”, e già è una bella scrematura; e piace, sentite, ad otto su dieci… sì, ma “di quelli che la conoscono”, e già ne togliamo un poco di milioni. Stranieri? Non pervenuto!

Ci sono però problemini di servivi e trasporti: ma no!
Dopo questa arrampicata sui muri lisci, sapete qual è la conclusione? Che la Calabria, per giudizio turistico, è quindicesima su venti: 15/20. Quindicesima! Come si fa a gridare Evviva Evviva?

E comunque, i raffinati calcoli sono fatti tutti sull’estate, o, alla soveratana maniera, su mezzo luglio e la fine agosto. Insomma, solo bagnanti. Nessuna notizia sulle varianti al turismo estivo: esperienziale, enogastronomico, della terza età, religioso… e figuratevi il turismo culturale, questo sconosciuto. Vedi centenario di Dante con annesso Gioacchino da Fiore, entrambi ignoti a Regione e Università di Cosenza.

Torniamo a Soverato, dove, se ve ne siete accorti, non vengono più nemmeno i Catanzaresi per la passeggiata domenicale di una volta; e, arrivato il fatale 25 agosto circa, tutto chiude. E sono anche sparite le occasioni che in qualche modo attraevano: Madonna a mare, S. Martino, Festa patronale di tutta la città. Inutile proporre qualcosa: la depressione dilaga.

Insomma, tutto ci serve, in Calabria, e a Soverato, tranne che l’ottimismo a tutta pagina, sostenuto da giochini aritmetici. La verità oggettiva, e non quella statistica relativa, è che la Calabria è in fondo alle classifiche.

E invece avrebbe argomenti per risalire, se la finiamo di accontentarci di roba alla “Mi sono innamorato di Marina”, e di ragazzini all’avventura, e puntiamo su turisti di qualità.

Ah, quasi dimenticavo. Le famose statistiche sono fatte, immagino, sul turismo certificato, registrato. Sarei curioso di sapere quanti forestieri alloggiano nei pochissimi alberghi e qualche B&b della Perla; e quanti in appartamenti in nero, e che non si trovano perciò in nessuna statistica. Anche questo, soprattutto questo deve finire, e basterebbe applicare le leggi.
Siamo o non siamo tutti per la “cultura della legalità”? O no?

Ulderico Nisticò