Turisti a Napoli, e poi?


 Il mese d’aprile, che ponti! Quello di Pasqua, dal 14 al 18; un altro, dal 22 al 25; e quello del Primo maggio. Per le scuole, è ancora più ponte. Per le scuole della provincia di Reggio, anche venerdì 21 con l’antimafia. Da tutti questi ponti trovano nocumento la scuola e le attività produttive; in compenso, se ne giova il turismo. Leggiamo così che alcune aree di mare e montagna e campagna hanno registrato tantissime presenze, quindi tantissimi soldi e tantissimo lavoro. Lo stesso per le città d’arte…

 E qui mi viene a mente, e rido di compatimento, S. L., il quale, ignorante come un ciuco, sostiene che il turismo è solo bagni e tarantelle, però “internazionali”. Invece Napoli, città d’arte diffusa, vanta una vera invasione di turisti paganti. A Napoli non si va per i bagni o per ballare il sabato sera, ma per visitare musei, palazzi, Napoli sotterranea, chiese, vicoli eccetera; e, particolare molto importante, per l’ottima cucina. Né dimentichiamo i dintorni: Pompei, Caserta…  

 Domanda facile facile rivolta a Regione, Province, Comuni; e agli operatori turistici privati: in mezzo a tutti questi ponti, che ha fatto, la Calabria? Ho sentito dire che c’era qualcosa a Tropea; e qualcuno ha visitato il Museo di Reggio. Fine della trasmissione. Se mi sbaglio, correggetemi, ma non con ingiurie generiche in pessimo italiese: correggetemi con numeri e dati e notizie concrete.

 Che ha fatto, Soverato? A parte la fiera, dico, che c’è dagli anni 1890; e la “Cumprunta” che si fa da molti secoli. Quanta gente è venuta o verrà a Soverato, in mezzo a tutti i ponti? Quanti posti letto sono stati occupati da turisti? Quanti coperti nei ristoranti?

 Come capite tutti, persino S. L., ho escluso dall’elenco i passeggiatori sul Lungomare. Del resto non mi sono sembrati tanti, anzi quattro gatti come la manifestazione dell’ANPI con affissione abusiva. I passeggiatori non contano: il turismo si misura a benefici economici e di lavoro, non a scarpinate di sfaccendati.

 La Calabria, dunque, non ha colto l’occasione per farne guadagno e lavoro. Manca ancora una volta una linea politica sia dei politici in senso stretto sia degli operatori privati. Manca una visione complessiva della Calabria in quanto zona turistica modernamente intesa. Insomma, manca tutto, e andiamo a caso; qualche volta va bene, ma sempre al 10% della potenzialità.

 Il turismo non è uno svago, bensì un’attività economica che interessa sì gli operatori, ma riverbera i suoi effetti su tutto il territorio. La cucina calabrese genuina, balzata all’attenzione mondiale limitatamente a pochi ristoratori, può essere un elemento attrattivo di grande forza, bene inteso se genuina davvero. Per produrre roba genuina, servirebbero allevamento e agricoltura e aziende di trasformazione, quindi lavoro. Lavoro, mica posto!

 Quanto al turismo culturale latamente inteso, e che tanto giova al resto del mondo, anche la Calabria ha qualcosa, anzi tanto da mostrare sia di cultura storica, archeologica e artistica, sia di cultura tradizionale e popolare. Basta sottrarre la Calabria a tre categorie che finora la dominano e sgovernano: gli antimafia di mestiere segue cena, i professoroni superspecialisti noiosissimi e illeggibili, gli storici improvvisati della domenica.   

 Evitate risposte sceme. Quanto a quello che faccio io per il territorio, leggete l’elenco dei miei libri e quello dei miei lavori teatrali. Ma io non sono un operatore turistico, e, al massimo, vi posso elargire consigli.

Ulderico Nisticò


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