Ucraina: né guerra né pace


 Siamo all’anno di guerra lungo il Don, e nessuno ha fatto e fa niente di serio. Ora corre voce che arriverà una proposta da parte della Cina; mesi fa, la Turchia riuscì a far capire essere più conveniente vendere il grano che lasciarlo marcire. Tutto qui, mentre in nulla agiscono per la pace né l’ONU né l’UE né il Vaticano.

 L’UE applica delle sanzioni, ma continua a comprare gas russo; e si dice che l’Ucraina stessa lo compri tramite un gasdotto che va in Ungheria. Strane sanzioni.

 Strana guerra, del resto. La Russia, ritenuta potenza militare mondiale, sembra sparare a caso ogni tanto un missile, e nemmeno contro obiettivi militari. L’avanzata terrestre di truppe russe è molto limitata.

 Gli Europei, e, quasi esplicitamente, la NATO, inviano armi… Armi? Si parla di venti (20!) carri tedeschi via Polonia. Chi conosce la storia della Seconda guerra mondiale, sa che da quelle parti le battaglie tra Tedeschi e Sovietici si contavano a migliaia di carri, non venti!

In questa situazione di non guerra e non pace, passerebbero un altro e altri anni. Del resto, il mondo ci presenta parecchie guerre striscianti, di cui arrivano distratte notizie: ricorrenti conflitti in Africa; scontri tra Palestinesi e Israeliani; l’eterna questione dei Curdi… Situazioni che non si risolvono perché chi è interviene persegue qualche momentaneo interesse.

 L’opinione pubblica, ufficialmente, è tutta e di tutto cuore con Zelensky e contro Putin, anche a Sanremo. Se però parlate in privato con le persone, sentite altra musica: che Zelensky non è quel fiore di democrazia che ci raccontano, e tutt’altro; che gli abitanti della sponda est del Don sono russi e non ucraini; e che far entrare l’Ucraina nella NATO è una follia, cioè mettere truppe americane a due passi da Mosca. Questa, e non altro, è la NATO: truppe americane.

 Se qualcuno vuole davvero la pace… la pace è come la guerra e come l’amore: si fa in due; perciò occorre una posizione di distacco ed equidistanza, anche verbale; e di autorevolezza e credibilità sopra le parti. So bene che non è cosa per Ursula e per Guterres, pallidi e silenziosi burocrati. O dobbiamo davvero aspettare la Cina per colmare il vuoto d’Europa?

Ulderico Nisticò