Un nuovo vestito per la vestizione della statua della Madonna del Carmelo a Filogaso


Nelle comunità cristiane è molto diffuso il culto e la devozione per i santi, in particolar modo per quei santi a cui vengono attribuiti miracoli di guarigioni da pestilenze e da terremoti. A Filogaso i fedeli venerano la Madonna del Carmelo. Un culto che risale al 1621,allorquando, come si evince dal breve papale conservato nella chiesa a Lei dedicata ,fu istituita la Confraternita Della Madonna Del Carmelo che conta da sempre molti iscritti. Alla Madonna venne attribuito il miracolo della fine del terremoto del 7/02/1783 che colpì il paese radendolo al suolo e causando numerosi morti e feriti.. Un canto dialettale di supplica, tramandato fino ai giorni nostri , così recita : “ a li setti di fevraru nu flagellu troppu amarue Maria ndd’ha liberatu cu lu sue mantu sacru”

I priori ed i fratelli ogni anno organizzano per il 16 di Luglio, giorno dell’apparizione della Madonna nel 1251 a San Simone Stock, Priore Generale Dell’ordine, al quale donò lo scapolare come segno di salute e salvezza per le anime che non soffriranno il fuoco eterno, come ben raffigurate nel dipinto della Madonna Del Carmine fra S.Giovanni e S.Elia e le anime purganti attribuito al pittore Lorenzo Rubino esposto sempre nella chiesa della Madonna, festeggiamenti civili e religiosi. E’ una festa molto sentita e partecipata, la principale del paese, che richiama ogni anno molti emigranti da ogni parte dell’Italia e dall’Estero. Le comunità più numerose di emigrati a Toronto , a Buenos Aires ,a Beinasco, hanno voluto istituire lì , mantenendo, cultura, riti, tradizioni del paese natio, la festa.

La statua della Madonna, diversamente da quelle di San Vito e Santa Rosalia, scolpite la prima da Giacomo Colombo per un compenso di 60 ducati e festeggiata il 26 dicembre del 1719 e la seconda per 52 ducati nel 1734 da Carmine Lantatrice, entrambi scultori napoletani, non è datata ed è opera di uno scultore sconosciuto . La peculiarità della statua ,come tutte quelle da vestizione, è quella di non avere un corpo bel delineato con tutte le sue articolazioni. Essa, infatti originariamente aveva il busto, le braccia e le gambe prive dei piedi. Uno dei tanti restauri , cui la statua fu sottoposta, avvenuto negli anni settanta ad opera di alcuni artisti “serresi” fu molto contestato dai fedeli non solo per l’aggiunta di piedi anatomicamente poco aggraziati ma anche per l’uso di colori cromatici che non facevano risaltare l’espressività del viso Il restauro successivo, avvenuto di recente , ad opera di un artista di Filadelfia, Maria Rosa Ruggiero, riportò la statua al suo splendore originale.

La vestizione, pratica risalente alla seconda metà del 500 in seguito al Concilio di Trento ( 1545-1563) che ne approvò e favorì la diffusione, avviene normalmente con abiti di tessuto di lino grezzo e colori simili a quello indossati dai frati carmelitani . La tradizione di Filogaso, tramandata fino a noi, vuole che alla vestizione della Madonna partecipino tutti i fedeli, diversamente da quanto avviene in altri paesi, e che sia fatta con abiti di colore bianco o avorio e con il mantello di colore celeste. La proposta , nonostante nei locali della Confraternita sia conservato un vestito di colore verde-acqua, di vestire la Madonna ogni mercoledì del Carmine non con l’abito tradizionale ma con l’abito carmelitano non trovò l’approvazione della maggioranza dei fedeli.

L’abito della Madonna anni addietro in occasione della processione pasquale si era strappato in più parti e occorreva pertanto comprarne uno nuovo.

Vincenzo Teti, molto devoto alla Madonna, al pari del padre e di tutta la famiglia, più volte ed in più occasioni ha sognato la Madonna con il vestito lacerato ed ha interpretato questo sogno come il desiderio della Santa Vergine ad avere un nuovo vestito. Pertanto, in seguito al sogno, ha espresso il desiderio , dopo l’ assenso dell’arciprete e della Confraternita, di offrire in dono l’abito che avrebbe confezionato insieme a suo fratello Giovanni, parroco in una parrocchia del vibonese. I due fratelli, infatti, pur non essendo sarti di professione e non avendo frequentato scuole di cucito e taglio, hanno un talento naturale, una capacità ed una bravura che uguaglia quella di firme prestigiose della moda italiana, ed una passione per il ricamo ereditato dalla madre. Molti e molto apprezzati sono i lavori d’arte sacra da loro eseguiti

L’abito di tessuto mille righe di colore avorio è fregiato con preziosissimi ricami eseguiti con fili di oro ed argento che richiamano quelli d’arte sacra riprodotti in un abito antico della Madonna. Sul mantello, di colore celeste chiaro, sono riportate l’inizio della frase della supplica prima ricordata Per completare il vestito i fratelli hanno impiegato tre lunghi anni lavorando costantemente e metodicamente ogni giorno portandosi addirittura il lavoro ovunque andassero anche quando si sono recati a Pompei in visita alla Madonna. .L’abito, che sta riscuotendo un’enorme ammirazione da parte dei cittadini di Filogaso e di visitatori dei paesi vicini, è esposto in una casa in prossimità dela Chiesa Matrice fino al 7 giugno. .

Ing. Nicola Iozzo