Una circolare di guerra, e la vigente costituzione


 Tutti sanno di una circolare riservata dei Comandi militari: alla faccia della riservatezza. La circolare avverte di tenersi pronti, intensificare l’addestramento, ridurre le licenze…

 Niente di strano, anzi mi viene a mente… Io partii soldato quando la naia durava 15 mesi; a metà dell’anno, la ridussero a 12, bontà loro. Verso la primavera del 1974, però, si dovette creare una situazione di tensione con l’allora Iugoslavia, la quale avrebbe dovuto congedare alcuni suoi militari e invece annunziava di non farlo; a questo punto, si regolò anche l’Italia, e il mio contingente e io, al dodicesimo mese, non fummo mandati a casa; si vede che poi le acque si calmarono (nel 1975 si firmò il Trattato di Osimo), e verso giugno ci venne comunicato che saremmo andati via. E fu così che io feci il militare né 12 né 15 mesi, ma, in modo anomalo, 14. Niente di strano, normali operazioni.

 Anche oggi, in presenza della guerra tra Russia e Ucraina, si preparano le FFAA italiane. Si preparano a che? Se non vi piace guerra, diciamo ad operazioni militari.

 Ed ecco il coro di tutti quelli che dalla mattina alla sera inneggiano alla costituzione, però non l’hanno mai letta; e sono convinti che l’art. 11 “ripudia la guerra”. E invece l’art. 11, molto più lungo, recita così: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

 Tra le organizzazioni internazionali, a parte la NATO, c’è l’ONU; ed è in nome (ahahahahah) dell’ONU che l’Italia, per esempio, sta in Libano a tenere a bada due bande di scalmanati: Israele ed Hezbollah; e i nostri soldati sono armatissimi.

 Cioè, l’Italia non può attaccare gli altri, però…

 Ma questo è solo l’antipasto. Il bello viene con l’art. 52, il quale così dichiara: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici. L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”.

 La difesa della patria significa che, caso mai, che so, gli Unni di Attila ci tornassero a invadere, tutti i cittadini, ma proprio tutti, quindi inclusi i pacifici e i pacifisti, devono, e con entusiasmo, imbracciare fucili e roba del genere, e partire, cantando inni bellicosi.

 E mica siamo solo al 52. L’art. 78 così c’informa: “Le Camere deliberano lo stato di guerra, e conferiscono al Governo i poteri necessari”. Come leggete, l’art. 78 non accenna né all’11 né al 52, e perciò sono le Camere che decidono la guerra, 52 o 11 che sia, o nessuno dei due casi.

 Ciliegina sulla torta, l’art. 87, comma 9, che, precisando i poteri del presidente, enunzia: “Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere”.

 Come mi piacerebbe che qualche amico mio leggesse interamente la sua costituzione!

 Ora, memore dei mei 12/15/14 mesi, vi avverto di stare in campana: spero proprio di no, ma anche l’Italia si sta preparando.

Ulderico Nisticò