Uomini di fango in Belgio


Quello che vedete è un celebre quadro del Goja, del 1808. Napoleone, dopo anni di alleanza, aveva invaso la Spagna, imponendovi il fratello Giuseppe all’uopo trasferito da Napoli (qui pose Murat), e facilmente annientando l’esercito regolare. Ma il popolo insorse con quella che si chiamò la “guerrilla”, fatta di infiniti episodi più feroci e sanguinosi di ogni guerra. Il Goja che, come tanti intellettuali dell’epoca e di ora, si era fatto incantare da “libertà, uguaglianza e fraternità” e altre fantasie illuministiche, vide cosa si nascondeva dietro i bei paroloni, e si schierò con la sua patria e non con le ubbie dei filosofi.

I Francesi si dissanguarono di uomini e risorse; giunse poi l’esercito britannico del Wellington, che nel 1814 invaderà la stessa Francia, e l’anno dopo eliminerà Bonaparte a Waterloo. Stesso fenomeno in Germania, dove i Beethoven, gli Hegel e molti altri erano stati entusiasti della rivoluzione e di Napoleone, per poi con Fichte sposare la causa nazionale tedesca, che condusse alla vittoria di Lipsia.
A dire il vero, la guerriglia era stata inventata in Calabria, prima dal cardinale Ruffo nel 1799, poi contro Giuseppe e Murat: ma i Calabresi di solito lo ignorano; e i pochissimi che lo sanno ne parlano male nelle riunioni di loggia e su libri molto più fortunati dei loro scarsi meriti. Ma in Calabria si sa solo: la Magna Grecia, cioè solo Pitagora e pure inventato; i bizantini monaci; la fucilazione di Murat, ma non chiedete la causa.

Torniamo in Spagna, anzi, in Belgio. Puigdemont, a sentire lui, pareva Radames alla testa di un esercito di prodi, e pronto a marciare contro l’odiato Rajoy e l’usurpatore Felipe VI. E tutti gli appassionati di storia, me incluso, pregustavano lo spasso di assistere a battaglie, guerre… o magari un duello tra i due, come volevano fare sia Pietro d’Aragona e Carlo d’Angiò nel 1282, sia un paio di secoli dopo Carlo V e Francesco I: vero che non lo fecero. Va bene, niente tornei con cavalli e belle donne ad ammirare i loro corteggiatori come Diana di Poitiers quando per lei si batterono in campo Enrico II e il Montgomery, e il re morì. No, niente cose serie, nel 2017; e le donne, a furia di femminismo, si sono ridotte che i re e i loro rivali al massimo se le giocherebbero a briscola.
Infatti, Puigdemont, dopo aver proclamato gesta più di Rodomonte, dopo aver gettato la Catalogna a rischio di una guerra a tre – indipendentisti, unionisti e spagnoli – dopo aver giurato per l’indipendenza, è bastato… un esercito, dite voi? macché, un avviso di garanzia come ai ladri di polli, e via, lui e la sua banda di marrani, nel Belgio! Altro che destrieri e armature e Diane: è scappato come un coniglietto. Ragazzi, che figura di cosa non dico!
Dov’è scappato? In Belgio, a due passi da quell’Europa Unita che ha detto – sommessamente: ma da un mite Tajani che voleva sentire, un poema epico? – di non voler mai riconoscere la Catalogna. Seconda figura di cosa non dico!

Pensate forse che il nostro leprotto sia andato in Belgio a chiedere un’alleanza militare? A preparare il ritorno in armi, e la fucilazione di Felipe come Massimiliano in Messico; o, essendo egli un Borbone, la decapitazione come Luigi XVI?
Ma va! Sta ricorrendo al più terra terra e più confusionario degli espedienti: i diritti umani! Qualcuno mi spieghi che c’entrano i diritti umani, roba da poveretti e malati, con una furibonda dichiarazione d’indipendenza? Terza figura di cosa non dico!
Ve lo immaginate, Annibale che, invece di combattere a Zama, denunzi ai vigili urbani Scipione per occupazione abusiva di suolo pubblico cartaginese? Ebbene, che uno voglia far guerra alla Spagna, poi scappi come un criceto, e poi voglia ragione da un giudice di pace belga, è ancora più ridicolo.

E ora, il povero Belgio? Se concede il diritto d’asilo, compie un atto di ostilità verso la Spagna, membro dell’UE; e contraddice quanto dichiarato dalla stessa UE.
Se non lo concede, deve o rimandare i coniglietti in Spagna con le loro gambe, oppure arrestarli e consegnarli all’assatanato Rayoj. E che succede? Che si leva un boato mondiale di tutti i buonisti e giacobini e sinistri e demoplutomassobolscevo… e non ricordo come finiva.
Oh, non faranno né l’una né l’altra cosa, e i catalani fuggiaschi resteranno parcheggiati e mantenuti all’ombra dei palazzi europei; e prima o poi prenderanno il Nobel per la pace come Obama e come quella tagliagole birmana. Rajoy e Felice saranno felicissimi di esserli levati dai piedi, e tutti quieti. Quarta figura di cosa non dico!
E già. Il Puigdemont che ora in Belgio fa il micio micio, è lo stesso che ha rifiutato ogni dialogo, e che, convinto di essere Robespierre, voleva la repubblica intera intera, manco una soluzione nell’ambito del Regno. Pronto per la repubblica a morire… no, a far morire gli altri (come Mazzini, del resto!), oggi va a chiedere pietà al re dei Belgi: quinta figura di cosa non dico! A un re!
Sì, altro che Napoleone, Wellington, Goja, Pietro, Carli, Francesco ed Enrico: piccola gente, Puigdemont e soci.

Ulderico Nisticò


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