Voglio dire la mia sui rumori e sull’organizzazione del turismo in genere. Devo prenderla alla lontana, con una premessa filosofica: l’urbanistica non è una materia universitaria per architetti e ingegneri, anzi è proprio il contrario. Ingegneri e architetti, infatti, costruiscono; l’urbanistica dice loro come e dove costruire, e, se è necessario, dove non costruire.
Negli anni 1950 l’urbanistica venne mandata in esilio dall’Italia, e soprattutto dalla Calabria, e al suo posto dilagò l’anarchia piccolo borghese. Ne vennero fuori le varie Africo Nuovo, Strongoli Marina… e non dimentichiamo le zone mare di Davoli e S. Sostene. Ognuno costruì dove e quanto e quello che volle, nella più serena indifferenza a strade, fogne e servizi vari. Bucalossi, chi era costui? Le coste ionica e tirrenica della Calabria divennero un gigantesco dormitorio estivo e deserto invernale.
Rispetto a tanti altri disastri, Soverato è tra i meno peggio; ma gli effetti della mancata urbanistica si sentono, eccome! Sapete tutti la favola del Piano regolatore, inesauribile materia di ogni campagna elettorale, rimpallato tra DC e PSI secondo un gioco delle parti a non farlo fino a devastazione compiuta; e quando finalmente ne uscì uno, non c’era e non c’è quasi più niente da regolare.
L’altra favola, il Piano spiaggia, altrettanto aleatorio.
Il primo danno epocale, e, temo, irreversibile, fu la 167, ovvero “edilizia economica e popolare”, cioè case che per legge non posso avere servizi: e vorrei sapere chi fu l’Ippodamo di Mileto che la pensò. Risultato, la stessa Soverato commerciale del 1960, circondata da quartieri fatti solo di appartamenti e simili, senza quasi un negozio o un bar: via Amirante, via Trento e Trieste, Cuturella, Panoramica, Mortara, Soverato Superiore.
Intanto Soverato arraffava la qualunque occasione: uffici, caserme, ospedale, scuole, lidi, ristoranti… Nessuno si ricordò che la città è la più piccola per territorio della provincia di Catanzaro, 7.5 kmq, di cui oltre metà meri calanchi. Ed ecco, nel poco spazio utilizzabile, anzi in un raggio di qualche centinaio di metri, ogni sorta di strutture private e pubbliche: l’appartamento affacciato sopra lo stabilimento balneare; case, caserme e scuole…
La terza favola, la conurbazione, fonte inesauribile di convegni seguì cena senza conurbare manco una capanna.
Questa è la causa profonda dei problemi di convivenza in Soverato: i cittadini si lamentano del traffico e del rumore; gli esercenti oppongono che a Soverato quel poco di turismo c’è rimasto, e se togliamo anche quello, possiamo chiudere il paese. I lidi con musica (per favore, non chiamiamoli discoteche!) sono l’unica attrazione notturna.
Un bel problema. Non si può dire ai residenti di andarsene; non si può nemmeno far chiudere le strutture: chiudere non come orario, per sempre, se non si adeguano alla clientela. Ci sono leggi per l’insonorizzazione? Applichiamole.
Ulderico Nisticò