Urge scremare leggi e leggine e trattati e convenzioni


 Non credo che il procuratore di Palermo, quello sconfitto ieri su tutta la linea, facesse politica. C’è di peggio: utilizzava, a suo senno, una o più d’una delle innumerevoli convenzioni e leggine e leggi che vagano per l’Italia e per il mondo; e attenti che, anche senza clandestini, potrebbe capitare a tutti, di beccarsi gli effetti di una legge dimenticata per decenni, poi tirata fuori.

Faceva politica invece la nave spagnola, la quale poteva benissimo andarsene in Spagna, però il suo scopo era vincere il puntiglio contro l’Italia; e affermare il principio (del tutto immaginario!) che ognuno sbarca dove gli pare.

Facevano politica tutti quelli che speravano in una condanna di Salvini al fine di eliminarlo per via giudiziaria. E qui ci scappa uno di quegli esempi storici che tanto mi divertono. Non è l’unico, anzi… però è notissimo. Quando i suoi aristocratici avversari si volevano disfare di Cosimo de’ Medici il Vecchio (1389-1464), cercavano una qualsiasi delle infinite leggi di Firenze: Dante ne aveva saputo qualcosa.

Ma con i Medici il risultato fu che regnarono, a vario titolo, fino al 1737, cessando solo per estinzione biologica. Ed ebbero sempre il sostegno del popolo. Perciò io consiglierei alla sinistra ufficiale e a quella parallela di provare a vincere le elezioni. Ah, consiglierei anche al procuratore di non insistere, che fa meno grama figura.

Torniamo alle leggi. L’assurdo del processo di Palermo era che un atto non solo politico ma anche di governo e amministrativo, venisse definito “sequestro di persona” come fosse un rapimento per riscatto del singolo privato Tizio da parte del singolo privato Sempronio; e dunque a titolo personale.

Era un atto politico, nei confronti del quale uno può essere o non essere d’accordo, ma ciò si discute nelle urne e in parlamento e sui giornali, non in tribunale.

È come se il mascalzone di Magdeburgo venisse multato per eccesso di velocità, invece che sbattuto a vita nel più buio carcere dell’intera Germania, come è banale che avvenga. Tranne che non spunti un trattato mondiale a suo favore!

Urge fare su cose: abrogare, alla Giustiniano maniera, il troppo e il vano, cioè grandissima parte delle leggi, e soprattutto delle convenzioni internazionali dissennatamente firmate da tutti i governi fino al 2022: iniziando da Dublino.

E bisogna che i magistrati tornino a fare i magistrati e basta. La possono pensare come vogliono, però non sul luogo di lavoro.

Ulderico Nisticò