…spopolamento dell’Italia, lamentava Plinio il Vecchio, morto nel 79 dC. Se ne erano già accorti Catone, Cesare, Augusto con Virgilio, e avevano cercato rimedi, evidentemente non tutti ben riusciti. E sapevano che la causa non era di natura economica e politica, anzi l’Italia era al centro di un vastissimo e ricco Impero, e la pace era assicurata con rarissimi scossoni interni, e con guerre professionali e ai remoti confini.
Oggi in Italia (ma il problema è europeo) le condizioni materiali sono le migliori che mai si siano viste nell’umana storia, grazie a una tecnologia che ancora mezzo secolo fa nemmeno s’immaginava nei film di fantascienza. La durata della vita è altissima, eppure, ufficialmente dal 2013, il numero dei morti supera quello dei nati, e questo anche a Sud, e anche in questo la Calabria vanta qualche pessimo primato.
Atteso che non si muore, e palese che non si nasce. Ci sono cause economiche, visto il costo di un figlio, soprattutto infante; e gli scarsi servizi pubblici per chi, e sono i più, non può contare su famiglia e nonni. Va dunque bene la proposta, che troverà spazio nel bilancio 2024, di un congruo sgravio fiscale per figlio.
Detto questo, non posso dimenticare che l’Italia è piena di benestanti e ricchi che non fanno figli lo stesso; e perciò che ci devono essere cause più profonde. Fare figli non è solo naturale, è un progetto di vita: nati natorum et qui nascentur ab illis, per generazioni e generazioni; e piantare alberi i cui frutti “li coglieranno i nipoti”. La vita è pensare a quando non ci saremo, anzi di noi si saranno dimenticati tutti come gli eroi prima di Agamennone secondo Orazio.
In un mondo in cui, a scuola, la depressione s’insegna come fosse un valore e una cosa bella, e non quello che è, una malattia, non c’è speranza dell’avvenire; anzi nemmeno del presente, e il depresso vive come se fosse già morto. Va abolita la depressione per legge e per programma scolastico; la letteratura offre tanti di quel modelli di vita piena e attiva… la tragedia, che, a ben vedere, è vita eroica, quindi il contrario del piagnisteo: leggetevi il XXIV dell’Iliade. E tanti sono i modelli positivi. Enea, dopo una serie di traversie, vince. Nei Promessi Sposi non vince don Rodrigo, che anzi muore di peste, e, se non ci fosse padre Cristoforo, solo e disperato: se dannato o meno, non si sa; ma stravincono Renzo e Lucia, i quali alla fine aprono un’industria di seta a Bergamo, e lavorano e danno lavoro ad altri; e intanto fanno figli, operazione cui erano intenzionatissimi fin dal capitolo I, e figuratevi nel 38, dopo mesi di stecchetto.
Riportiamo a scuola dunque letteratura per gente sana e con un pizzico di tracotanza: o tragedia o commedia o entrambe le cose; e al cinema scene di vita e non due che, nel chiuso di una stanza, piangono non si capisce che.
Piangono, e… beh, già trent’anni fa qualcuno lamentava il dilagare dell’anafrodisia, a onta del sesso parlato e cantato e non praticato.
Non vi dico poi gli effetti nefasti dell’ecologismo modaiolo e del salutismo: in un mondo occidentale in cui l’età media è altissima e andiamo a funerali di novantenni e passa, sono tutti convinti che morremo prestissimo di qualche malattia!
Serve dunque una rivoluzione… no, una reazione culturale, se vogliamo che la gente torni sana e vivace, quindi anche prolifica.
Ulderico Nisticò