Vestiario scolastico e non


 Ai miei tempi, quando ero insegnante, le signorinelle vestivano alla buona, senza ostentazione… tranne nei giorni di assemblea, nei quali, certe di uscire dopo mezzora di finte chiacchiere, si abbigliavano con evidente intento di attività non libresche. Io ci sorridevo sopra.

 A parte la frase stupida sull’occhio dei prof – attenti, colleghi in servizio: c’è sempre un gazzettiere in agguato (gazzettiere è parola cara al Leopardi; Ferdinando II, più spiccio, diceva pennaiuoli) – non trovo nulla di strano che la dirigenza di una scuola inviti gli allievi a comportarsi, quindi anche vestirsi, tenendo presente che la scuola non è una discoteca o un bar o una passeggiata.

 Io ricordo che mi diede fastidio, lo confesso, una di loro che, discretamente belloccia e notevolmente benestante, vestiva sì con castità, ma ornata di collane e vistosi gioielli, e abiti palesemente costosi; in stridente contrasto con i panni da mercatino delle compagne più povere, e più composte.

 Come si fa ad educare all’abbigliamento? Beh, io facevo così, recitando un significativo proverbio calabrese: “A bella, quand’è bella di natura, chiù sventurata va, chiù bella para”, traducendo, perché a scuola si parla solo italiano.

 Oggi avrei aggiunto che, nell’estate del 2020, andò di moda passeggiare in copricostume che non copriva un bel niente, anzi era più buchi che stoffa; con l’effetto che alle belle si diede qualche volta un’occhiata, le ragane non le guardò nessuno nemmeno se… e qui taccio. Scatta l’assuefazione, esattamente come sulla spiaggia. Ragana è il nome primitivo, non usato, da cui deriva l’usato raganella; nel Pascoli, ranella. A scuola si parla italiano, con relativa etimologia. Al professore può anche cadere l’occhio; mai deve cadere la lingua.

 Storia: fino a qualche tempo fa, il vestiario era diversissimo per sesso, età, condizioni sociali, mestiere; oggi vestiamo tutti uguali non perché ci sentiamo uguali, ma perché sono tutti uguali i vestiti, tutti usa e getta da grandi magazzini o del suddetto mercatino; costano poco, e via.

 Vestivano tutti e tutte dalla testa ai piedi? Non tanto, se padre Dante c’informa dell’uso delle “sfacciate donne fiorentine andar mostrando con le poppe il petto”. A questo, almeno fino a stamani 19, non sono arrivate, le ragazzine del Socrate… ma non si sa mai.

 Chiudiamo con la minigonna. Facevano meglio a lasciar correre, a scuola; entro un paio di giorni, le fanciulle sarebbero arrivate tutte in pantaloni. Strappati, dite voi? Non si portano da un pezzo.

 Il prelodato Leopardi scrisse un “Dialogo della Moda e della Morte”; andatevelo a leggere.

Ulderico Nisticò