Vetrine di Memorie a Soverato


Venerdì 2 Agosto, l’ estate che impazza, la stanca canicola che avvolge il meriggio e permea il crepuscolo e frotte di turisti in città, stesi al sole, intrisi di stress da città da asciugare al caldo buono del sud,  pronti a riversarsi sul lungomare sul far della sera, per la classica passeggiata, per fare più e più vasche, fermandosi magari alle bancarelle dove si vendono prodotti tipici o quasi, a degustare un goloso gelato, ad affollare i locali che offrono attrattive diverse: musiche e danze, Drink e pianobar.

Estate è sinonimo di leggiadria, di evasione e poesia, di ripudio di tutto ciò che possa essere impegnato, serio e drammatico; l’ estate è il tempo delle ballerine, delle miss, dei comici e dei sedicenti artisti che cercano di offrire una crassa risata. Tuttavia, una nota stonata si è insinuata nell’estate soveratese, uno spettacolo teatrale assai particolare :  Vetrine di memorie :  narrazione musico – teatrale sulla Shoah a cura dei maestri del kleerò Quintet : A. Sansalone ( pianoforte) – G. Bongarzone (clarinetto) – G. Gualtieri (fisarmonica) – A. Gualtieri (Chitarra) – S. fiorentino (violoncello).

E due attori straordinari: Rosanna Corradino e Antonio Pittelli che sono anche gli autori del testo . Uno spettacolo particolare in cui, la narrazione del dramma della shoah è affidata soprattutto alla musica klezmer che racchiude in sé l’ identità ebraica soprattutto degli ebrei polacchi :Violini, fisarmoniche, violoncelli e clarinetti si rincorrono lungo elevati virtuosismi, poi rallentano e la musica scema, fin quasi a fermarsi; le note si distendono, quasi s’ inabissano in un mare di malinconia e poi ancora risalgono dagli abissi dello struggimento e riprendono a rincorrersi, a saltellare, a piroettare evocando una danza scomposta.

La musica klezmer, il suono polacco della tradizione ebraica, è una miscellanea di melodie malinconiche, struggenti, ma anche euforiche e a tratti capricciose e proprio per questo avvolgenti, suadenti, capaci di incantare anche chi di musica non se ne intende, perché è musica popolare che prende e trascina, che preda e non molla chiunque vi presti, sia pur distrattamente, l’orecchio,

Se poi ad eseguirla vi sono cinque musicisti eccellenti, uno più bravo dell’ altro, allora lo spettacolo è assicurato e la parola si accoda alla musica, l’ asseconda, la anima, anzi è la musica a dare risalto alla parola, a fornirle gli accenti giusti, l’ intonazione e il ritmo, si potrebbe dire con una mezza forzatura che è la parola a fare da sottofondo alla musica che già di per sé evoca tutto …

I due attori sono stati straordinari e hanno narrato il dramma della Shoah mediante un copione che non ha lasciato spazio a picchi retorici e a inutili ridondanze, attraverso la vicenda di una famiglia ebrea che, come tante, tantissime altre famiglie ebree, si è vista entrare i soldati del Reich in casa, poi sono stati caricati come bestie su treni merci e trasferiti nei campi di concentramento e sterminio, in particolare ad Auschwitz: rasati e marchiati, sfruttati, umiliati e offesi, sei milioni di ebrei mancarono all’ appello alla fine della seconda guerra mondiale. La narrazione messa in scena ricorda un po’ la tecnica manzoniana: la grande storia vista dal basso, con gli occhi degli umili e soprattutto indaga come la grande storia abbia sconvolto l’esistenza di gente comune e inerme, innocente e indifesa. In alcune scene le battute sembravano stillare dalla   “ Banalità del male”  di Hannah Arendt perché rammentavano che le atrocità nei confronti degli ebrei furono commesse da uomini comuni, normali che si limitavano a eseguire gli ordini, senza pensare, di Tonino Pittelli lo conosciamo bene e non ha nulla da dimostrare: una vita in teatro con ruoli comici e drammatici e con la passione e la sensibilità che è propria di chi vive il teatro come passione pura e autentica, ma la Corradino è stata sorprendente : ha recitato e ballato con grazie e leggiadria, ha toccato il culmine in una scena, con un esibizione da mimo degna di Marcel Marceau.

I due attori hanno chiuso recitando la poesia di Primo Levi “Se questo è un uomo” e alla fine il pubblico ha tributato ad attori e musicisti un lungo e fragoroso applauso ed è stato bello e incoraggiante vedere il pubblico assai numeroso in sala, alzarsi in piedi a omaggiare coloro che hanno proposto uno spettacolo teatrale sulla Shoah il 2 Agosto, in piena estate. Lo spettacolo meriterebbe di essere riproposto, soprattutto appannaggio dei ragazzi delle scuole, perché invita a riflettere su ciò che è stato perché mai più possa ripetersi un orrore simile.

A. Pellegrino