Vi ricordate quando eravamo ricchi?


 E qui ci scappa (che brutta cosa la deformazione professionale!) un canto V dell’Inferno: Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria.

 Beh, felici non eravamo, perché la felicità, alla faccia di Marx e degli illuministi, e ammesso che wualcuno raramente l’abbia conosciuta davvero, non dipende dalle condizioni materiali ma da quelle spirituali; ma ricchi sì… o così ci facevano credere, con un’ideologia ufficiale di frittole e fave, e un martellamento pubblicitario a colpi di edonismo: vacanze, svaghi, crociere, auto di lusso (immancabilmente con donnine scollacciate), cibi da Trimalcione, eccetera; e, in cambio, pochissimo e niente lavoro. E diritti, diritti, diritti, un diluvio di diritti a fare tutto il contrario di tutto.

 Oggi serpeggia la parola recessione, anche se qualcuno, fumosamente, zufola che è solo “tecnica”: che vorrà dire? E non c’è pubblicità che non infili una proposta di risparmio; e qualche dotto professorone c’insegna come cucinare la pasta senza gas… in attesa di cucinare la pasta senza la pasta!

 Quanto alla luce, bisogna spegnerla anche in casa; e il buon esempio lo devono dare i pubblici lampioni, tanto che la ville lumière per eccellenza dai tempi di Napoleone III, Parigi, diventa buia.

 Attenti, città al buio di notte significano un diametrale cambio di abitudini e mentalità: aumento dei pericoli per male intenzionati; tendenza a chiudersi in casa tipo coprifuoco: e via tensioni dentro e fuori le famiglie. Significa anche riduzione netta delle attività del tempo libero, quindi altra recessione, altri esercizi chiusi, altra disoccupazione.

 Può essere, secondo voi, amici lettori, che tutto questo precipizio sia successo solo da febbraio scorso, con la guerra in Ucraina? È quello che cercano di farci credere, ma non è convincente. Per come ci sbattevano in faccia la felicità garantita e obbligatoria piccolo borghese, dovevamo essere in grado di affrontare non una ma decine di guerre. Con la tecnologia che abbiamo, il gas dovremmo ricavarlo anche dal pensiero, altro che Russia. No, ci dev’essere qualche ragione molto più profonda, e che inizia almeno dal 2008, e che dimostra palesemente l’incapacità della classe dirigente europea, sia quella tecnica sia, e soprattutto, quella politica.

 Intanto tutti fingono di non ricordare che il gas non lo paghiamo a Putin, ma a dei mascalzoni di Amsterdam. È a loro che paghiamo bollette astronomiche; ed è perciò inutile e dannoso ricevere soldi, se poi li dobbiamo passare ai disonesti europei, anzi senza patria se non il portafoglio.

 Insomma, è tutto il modello di sviluppo che è sbagliato, e proprio perché abbiamo puntato sulla ricchezza e sulla presunta felicità, invece che sulla sana economia: οἰκονομία, buon governo della casa.

 E se andasse storta per diritta, e questa lezione ci dovesse servire a migliorare e a tornare seri, lavorando per il necessario, che spesso manca, e non per le ferie e il godimento da film per scemi? Magari: ma non certo con la ridicola filosofia del benessere, non certo con l’ideologia piccolissimo borghese spacciata per “promozione umana”, non certo con questi intellettuali integratissimi nel sistema, e con questa classe politica.

Ulderico Nisticò