Vibo Valentia: ovvero, la civiltà inselvatichita


 Mi affido alla memoria del lettore, se no l’elenco sarebbe lunghissimo: che sta succedendo, nel Vibonese? Quanto si apprende, merita solo la definizione di inselvatichimento, ed è molto difficile trovarvi un ragionamento. E non stiamo parlando di pizzi e pizzini, tangenti, ricatti, e tutto quell’apparato che, di solito, si attribuisce alla ndrangheta, o mafia che dir si voglia, e che ha una sua intellegibile sequenza. Parlo di innumerevoli fatti di animalesche esplosioni di furia, e che non mostrano alcuna possibile spiegazione. Porto solo l’esempio più recente: quattro energumeni devastano un Municipio, e in pieno giorno, e senza nemmeno espedienti per nascondersi; e, infatti, sono stati immediatamente arrestati.

 A proposito, spero che ci restino, in galera, senza tanti biribimboli e garantismi della domenica.

 Un caso come questo del Vibonese è da cani idrofobi, non da delinquenti con una loro logica, criminale ma logica. E così i pestaggi tra ragazzini, senza alcuna motivazione razionalizzabile, e tanto meno, come accadeva spesso a Vibo mezzo secolo fa, cause di faziosità politica.

 Non ve ne venite con la solita solfa che la scuola e qualche bella sfilata antimafia di sabato…, e via con tutto il concerto dei luoghi comuni. Se c’è un’area zeppa di scuole, è il Vibonese; e molte sono, letteralmente, secolari; e di ben nota qualità. E c’è una storia antichissima di cultura, a Vibo, Pizzo, Tropea, Nicotera… E non risulta affatto che i ragazzini picchiatori a scuola non ci siano andati. Perciò risparmiamoci la favoletta che la mafia sarà sconfitta dai maestri elementari. Oggi delinquenti e selvaggi sono quanto meno diplomati, spesso anche con laurea.

 Siamo di fronte a un fenomeno purtroppo non raro, ed è da una parte la civiltà inselvatichita, quando nelle anime scenda da noia dalle reazioni imprevedibili e insensate; e dall’altra, sacche sociali di disperati e senza prospettive, e che si lasciano andare ai più bassi e incontrollati istinti.

 Urge dunque controllo. Come si debba fare, beh, io ero professore di lettere, mica giudice o carabiniere e agente di polizia. Potrei anche avere delle opinioni e proposte, ma le tengo per me.

Ulderico Nisticò