Lo sconcerto


Voglio illudermi sia stata solo una banalità giornalistica, che il presidente della Repubblica abbia dichiarato “sconcerto” di fronte al caso Palamara e CSM. Sentendo ciò in tv etc, mi sono immaginato sopra un aereo in avaria, e con il pilota il quale annunzi tale suo stato d’animo: “Cari passeggeri, sono sconcertato”. E perciò annaspi tra i pulsanti, e insomma non sappia che pesci prendere; e giù l’aereo con dentro anche me. Esempio reale di sconcerto, il capitano Schettino.

Spero dunque che Mattarella non abbia detto di essere sconcertato, cioè il contrario di “concerto”, che vuol dire musica armonica e con ac-cordi, e non che ogni musicante suoni a caso, e il direttore agiti la bacchetta nel vuoto; o aspetti una settimana prima di dirigere qualcosa.

Le parole, ragazzi, hanno un senso; e io non mi sento tranquillo, se una qualsiasi autorità sta in sconcerto. Tanto più che io non sono affatto sconcertato, ma adirato e lucidissimo, e so io cosa farei: farei come Cromwell di fronte ai corrotti e inetti parlamentari del Regno d’Inghilterra, quando urlò loro in faccia: “Per l’amor di Dio, andatevene!”
E se ne andarono!

Ma il presidente della Repubblica, che è anche presidente del CSM, dice di non avere il potere di sciogliere il CSM. Secondo me, non è così, perché sarebbe come dire che il CSM non può essere sciolto dal Governo, non può essere sciolto dal Parlamento, non può essere sciolto dal presidente, quindi è un organo immortale, o, al massimo, si può sciogliere da solo; cosa che mai farebbe, un organo notoriamente palamarizzato!!! Abbiamo perciò un CSM onnipotente? E tanto onnipotente che il suo presidente non può nemmeno convocarlo per una partaccia? Nemmeno per quella che i giornalisti della domenica chiamerebbero “moral suasion”?

Serve una riforma… e qui non entro in particolari tecnici non di mia competenza. Ne propongo una semplice semplice: i giudici tornino a fare solo i giudici; non compaiano su giornali e tv; non esprimano pareri politici, filosofici o di tifo sportivo; escano di casa il giusto indispensabile: insomma, la smettano di invadere il campo degli altri poteri, dei giornali e della pubblica opinione.

Il giudice non è un eroe o un santo o un portatore di Verità; è un vincitore di concorso con i doveri che ha accettati nel momento in cui ha fatto domanda per concorrere; e rinunciando al diritto di esprimere idee politiche, come io non ne esprimevo in veste di professore in aula, pur essendo esse universalmente note; o come un capotreno dalle idee X non può vietare di salire a un passeggero pagante con idee Y, o anche solo senza idee.

Il giudice non fa le leggi, ma le applica. Se non è convinto, può inviare la legge alla Corte Costituzionale, non interpretarla a divertimento suo; altrimenti, capitare sotto un giudice o sotto un altro diventa una lotteria.
Il giudice che violi la legge va punito del doppio, proprio perché è un giudice.
Lo vedete che io non sono affatto sconcertato?

Ulderico Nisticò