Attenti a cosa scrivete sui social


 Recenti fatti di cronaca, che non conosco e non intendo approfondire, mi suggeriscono però delle riflessioni.

 Se io, come spesso faccio, pubblico dei post o in gruppi o in social, li rendo, come la parola dice, pubblici, cioè tutti possono leggerli e tutti rispondere. Se scrivo cose illegali, immorali, inesatte, me ne assumo la responsabilità; anzi, posso anche venire incriminato per calunnia eccetera. Esattamente come se lo facessi su un giornale eccetera. Nulla quaestio. Esempio enorme: Dante dice cose serissime, però non pretende che il lettore creda egli sia andato davvero nell’Aldilà e ritorno.

 Ma se io “chatto” con una persona, o anche con un gruppo chiuso e in cui ci s’iscrive, ciò che dico e come lo dico dovrebbe essere limitato al gruppo chiuso o alla singola persona; e se una singola persona, posso esprimere idee, pensieri, sentimenti, corteggiamenti; e usare un linguaggio non necessariamente serio o serioso, anzi spesso giocoso e goliardico e poetico e da svago. Esempi, a valanghe. C’è il foltissimo gruppo dei classicisti puri, cioè grecisti e latinisti, in cui io pubblico note grammaticali, ma anche e molto spesso versi greci, nei quali invoco o maledico gli dei tipo Zeus e Atena, e metto in campo vari mitologici eroi di ambo i sessi e i loro pathos e patemi; senza per questo dover essere accusato di politeismo, trattandosi solo di letteratura.

 Se io, “chattando” con Pincopalla, manifesto un mio qualsiasi pensiero e con un qualsiasi stile, Pincopalla o sta al gioco, oppure, se il gioco non gli piace, cessa il dialogo o persino mi toglie l’amicizia. “Amicizia” che è una cattiva traduzione, e non vuol dire che siamo amici come Oreste e Pilade, ma solo che è un contatto.

 Ebbene, abbiamo scoperto che la mia conversazione “chat” con Pincopalla non è affatto segreta, anzi la sanno tutti, e può venire a conoscenza di Pancopilla, e anche di chi può avere interesse a nuocermi; o persino il dovere di investigare. E che, leggendo in un posto di ucronia che io scherzo di star partecipando alla Congiura della Magione, mi convoca in tribunale con un avvocato a spese mie, ignorando, voce del verbo ignorare ma saperlo non è obbligatorio, che tale “dieta”, così la definisce il Machiavelli, si tenne nel 1502; e magari chiama a testimoniare messer Niccolò. E hai voglia di esibire la carta d’identità con la mia data di nascita!

 Un consiglio: quando vi viene una parola sospetta, fate uso abbondante degli asterischi, non dico quelli delle fan*tiche tipo gatt*, ma tanto per confondere quello scemo con laurea che è l’algoritmo. L’algoritmo, come tutti gli scemi con laurea, è razionalista, mica ragiona. Gli scemi con laurea sono molto più scemi degli scemi analfabeti.

 Altrimenti, quando vi arriverà un avviso di garanzia da parte di un magistrato un po’ to*to, non ditemi che non vi avevo avvertiti.

Ulderico Nisticò