Borsellino e Falcone


 Le uccisioni di Falcone e Borsellino hanno in comune due aspetti: la spettacolarità dei tragici eventi; e un mucchio di misteri che non saranno mai fugati. Possiamo aggiungere Della Chiesa.

 Intanto, le modalità di uccisione dei due magistrati e degli agenti: esplosioni ad altissimo potenziale e con evidente precisione, il che presuppone esecutori professionisti, e non certo quattro disgraziati di picciotti “che non sono andati a scuola…” e altra retorica antimafia. I professionisti di esplosivi non è affatto detto che siano mafiosi; possono essere anche solo professionisti, e meno ne sanno, meglio è per loro.

 Comunque, mafiosi o meno, gli esecutori – ah, se sono rimasti vivi e non li hanno subito eliminati – sono solo esecutori. La domanda che si pone uno storico è perché qualcuno abbia voluto la morte di Falcone e Borsellino, e chi sia questo qualcuno.

 Torno dunque alla spettacolarizzazione, evidente modalità per affermare il potere della mafia (o di chi?); e del resto ci sono stati altri attentati altrettanto spettacolare.

 Qualcuno voleva dimostrare l’inefficienza dello Stato italiano? Erano gli anni in cui i treni e le poste furono una scommessa spesso persa; eccetera.

 Cosa è successo dopo? Non dico che la mafia sia sparita, ma certo ha subito gravissimi colpi; e non è più capace di atti di guerra, ma solo di ordinarie attività criminali. Qualcosa ci fu, e anche noi comuni mortali meno ne sappiamo meglio è.

 Lo stesso per il terrorismo politico, che negli ultimi anni ha fatto il suo comodo in Francia, Belgio, Germania; in Italia, no. Come mai?

 Forse Falcone e Borsellino, chiunque li abbia uccisi, non sono morti invano.

Ulderico Nisticò