Tripoli bel suol di errori


Tripolitania e Cirenaica erano l’ultimo dominio turco in Africa; nel 1911-12 l’Italia mosse guerra all’Impero Ottomano, e ottenne quelle regioni, che, con classica denominazione, chiamò Libia. L’effettiva conquista si concluse attorno al 1930. Nel 1938 le quattro province costiere vennero annesse al Regno d’Italia come territorio metropolitano: la Quarta Sponda. Con le sfortunate operazioni militari del 1942, la Libia venne occupata dagli Angloamericani, che, per farla breve, nel 1951 ne crearono re un Senusso, antico nemico dell’Italia.

Questo trono, fantoccio dell’Occidente e dei petrolieri, venne abbattuto nel 1970 dal regime di Gheddafi. Questi pose mano a una politica di socialismo nazionale e di identità araba. Cacciò gli Italiani rimasti; ma, attorno al 1990, iniziò con l’Italia una politica di riavvicinamento, culminata in una sorta di alleanza.

Nel 2011, tre tagliagole – Sarkozy Cameron Obama – attaccarono la Libia, devastarono le città, annientarono lo Stato e assassinarono Gheddafi. Come quasi sempre accade a certi democratici, coniugavano i più sporchi interessi con le più angeliche utopie di esportazione della democrazia.

I risultati sono evidenti: due governi, uno riconosciuto dall’ONU, per quello che conta, e l’altro che dell’ONU se ne frega; decine di tribù in guerra tra loro; le coste libiche basi di partenza di scafisti indigeni e scafisti umanitari, e quasi sempre con destinazione Italia.

Quell’Italia che nel 2011, Napolitano presidente della Repubblica, Berlusconi presidente del Consiglio, fece il suo solito 8 settembre, e passò contro la Libia.

Da allora, la Libia è un disastro, e nulla fanno di serio né ONU né Europa né tanto meno l’Italia. Ora rileggete il primo rigo, e vedete se la storia non si ripete: il turco Erdogan, che fa poche parole e molti fatti, dichiara che invierà truppe a sostegno di Serraj di Tripoli contro Haftar della Cirenaica. Anzi ne ha già mandate, e della peggiore specie: terroristi dell’ISIS. Non è che, una volta che si trovano lì, proseguono per vendicare Lepanto e il 1911, e ci ritroviamo i cavalli maomettani ad abbeverarsi nelle fontane di S. Pietro, come recita una fosca profezia?

Che farebbe, in tal caso, l’Italia; e che farà, se arrivano in Libia le truppe turche? Niente, non farà niente, tranne belanti patetici inutili appelli, come quello del 28 dicembre. A che ci servono due portaerei, se le teniamo a fare la muffa come la flotta borbonica del 1860?

A proposito: pochi, giornali e tv inclusi, ricordano che vicino Tripoli ci sono 400 soldati italiani con il pretesto di proteggere un ospedale. E se qualcuno – Serraj, Haftar, i Turchi eccetera – dovesse minacciarli, che facciamo, o sempre l’8 settembre?
L’Europa, la mitica Europa Unita che vieta il prosciutto, che fa? Che fa, la bella Ursula, di fronte a una guerra a due bracciate di mare?

Ulderico Nisticò