A Roccelletta, la storia in mano ai dilettanti


Non ho visto lo spettacolo su Garibaldi: francamente, preferisco lavorare ai miei, e comincio a invitarvi per il 12 agosto a S. Sostene. Stando al riassunto dei giornali, il monologo su Garibaldi è un evidente caso di storia in mano ai dilettanti, e un testo messo assieme leggendo pamphlet giornalistici alla Pino Aprile. Del resto, ormai il saccheggio della storia avviene a piene mani, e con la rassegnazione dei saccheggiati, cioè degli storici, i quali semplicemente si arrendono. Io no, a dire il vero, e uno dei miei svaghi è deridere affermazioni calabromani campate in aria quali:

– Ulisse sbarcò a Copanello, Gizzeria, Tiriolo, Crotone, Nardodipace eccetera;
– Omero, del resto, era di Reggio;
– Re Italo e Pitagora erano vegani;
– Dovunque in Calabria ci furono i Templari di varie razze;
– Idem per Sindone e Santo Graal;
– San Gennaro nacque sul Poro;
– E l’asino vola.
Questo, e altro, in Calabria, terra abitata da bambinoni scolarizzati, cui a scuola insegnarono a studiare senza mai dubitare di nulla. E si vede.
Lo stesso e peggio per il neomeridionalismo della domenica, il quale, con metodi storiografici da chiacchierata al bar dello Sport, ha scoperto che:
– Il Sud era la terza potenza industriale del mondo: e dico mondo!
– Le case del Sud avevano tutte, e dico tutte, il bidet;
– Il Regno delle Due Sicilie era ricchissimo;
– L’unificazione del 1860 sg fu un “genocidio”: tutti uccisi;
– Se noi ora siamo gli ultimi d’Europa, e la Regione non spende i fondi europei, la colpa è di Garibaldi;
– E l’asino vola.

Siccome oggi sono tutti storici, a Soverato, località teatro, Michele Placido affermò, papale papale, che il suddetto Garibaldi smontò le ferrovie meridionali e le mandò in Piemonte che non le aveva. Qualcuno gli spieghi che la sola ferrovia meridionale del 1860 era la Salerno – Capua per 99 km in tutto; e il Piemonte ne contava dieci volte di più. Ma cosa volete che sia l’aritmetica? Pigliamoci un applauso.
Sapete perché non ne avevamo noi? Per gli stessi motivi per cui ci manca tutto: c’erano i progetti, c’erano i soldi, e tutto si rinviava per ragionamenti arzigogolati, per capricci tipo lo svincolo d’Argusto caro a Soriero! C’era qualche Soriero ottimista anche nel 1860; e, infatti, il Regno cadde come un frutto marcio.

Dal riassunto che ho letto, è palese che il monologatore di Roccelletta ignora i fatti dal 1798 al 1861, avendo in vita sua letto solo i detti pamphlet. Però, ragazzi, che applausi! Tutti gli spettatori, che ignorano i fatti esattamente come lui, sono usciti convinti che, se la Regione fa schifo, la colpa è di Garibaldi, e non di A. Guarasci, A. Ferrara, P. Perugini, A. Ferrara di nuovo, B. Dominijanni, F. Principe, R. Olivo, G. Rhodio, D. Veraldi, G. Nisticò, B. Caligiuri, L. Meduri, G. Chiaravalloti, A. Loiero, G. Scopelliti e Stasi; e, dal 2014, di Oliverio. Meno che meno, colpa dei passacarte: un parente nei polverosi uffici ce l’hanno tutti!
La verità? Anche allora la colpa fu dei Borbone che, ben lungi dall’essere tiranni, lasciavano a tutti le briglie sul collo, alla “Comanda chi può e obbedisce chi vuole”: e a Sud è rimasto così; e mentre l’Europa e l’Italia tra il 1854 e il ’60 subiva radicali sconvolgimenti, il governo di Napoli non ne leggeva manco sui giornali; e si fece sorprendere come un pollo. Per questo, e solo per questo, che l’unificazione venne decisa, o in qualche modo elaborata, da Napoleone III (chi era costui?) e Cavour, senza nemmeno avvertire Napoli; che a sua volta né partecipò né protestò.
Ma il meridionale che fa? Scarica la responsabilità su qualcun altro: il marito, sulla moglie e la moglie sul marito; e i meno indotti, su Spagnoli, su Garibaldi, su Ferdinando II… sempre, s’intende, dopo essersi accertato che sono tutti morti. Con i vivi è prudente non prendersela: non si sa mai, un sussidio, una raccomandazione…

Che poi il Meridione sia stato estraneo all’unificazione, è falso: fino al 1848, tutti pensavano che solo ufficiali di formazione murattiana potessero guidare un futuro esercito italiano; e Guglielmo Pepe comandò la difesa di Venezia, dove gli hanno innalzato un gran monumento, e qui me lo ricordo solo io per dirne male e parlare bene del fratello Florestano: altro illustre ignoto. E la prima dichiarazione di indipendenza dove si trova? Si trova a Bitonto, alla data del 1734, quando Carlo di Borbone “ITALICAM LIBERTATEM VINDICAVERIT”. Sta scritto sull’obelisco carolino. E due dei sette capitani di Garibaldi erano calabresi, via.
Passivi furono i borghesi meridionali, che si limitarono a cambiare padrone senza battere ciglio; e così fanno tuttora. Altro discorso gli eroici insorti del 1799, del 1806, del 1860, detti “briganti”, i quali si batterono per il re… beh, diciamo per il Regno: d’istinto.
Non sarebbe ora di togliere la storia dalle mani dei dilettanti? Datemi l’indirizzo del monologatore di Roccelletta, che gli mando EPITOME, così s’informa dei fatti.

Ulderico Nisticò


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