Si fingevano carabinieri e chiedevano soldi ad anziane persone come cauzione prospettando l’arresto di un parente. I carabinieri di Lamezia Terme hanno arrestato 3 persone per truffa. Ad emettere l’ordinanza il gip del tribunale di Palmi su richiesta della procura.
Gli arresti sono stati eseguiti a Napoli e riguardano tre episodi. Una truffa andata a segno nel Varesotto, a Besnate, ai danni di un anziano di 93 anni a cui sono stati sottratti 15mila euro. E due tentativi compiuti a Gioia Tauro e Lamezia Terme che avrebbero fruttato ai malfattori 25mila euro.
In particolare, l’indagine ha preso le mosse dall’arresto in flagranza di reato, a Lamezia Terme, di due soggetti, tra i destinatari delle odierne misure cautelari. Grazie a una meticolosa attività investigativa, i militari dell’Arma sono riusciti a raccogliere gravi e circostanziati elementi di colpevolezza a carico dei complici dei due arrestati, delineando un puntuale modus operandi finalizzato alla realizzazione delle truffe.
“Lei ha un cellulare in casa? Lo possiede?” chiedono i truffatori al telefono fingendosi carabinieri. La vittima chiede “ma, non potete chiamarmi a questo numero?”. Poi il malvivente passa alle istruzioni “allora, quando l’avvocato la chiamerà, lei rimarrà sempre in collegamento con i carabinieri mentre lei, al cellulare, parlerà con l’avvocato”. Un modo per tenere ‘occupate’ le utenze della vittima.
In un altro caso, il truffatore spiega, spacciandosi per avvocato, alla vittima che il figlio è passato con il semaforo rosso ed ha investito una donna sulle strisce pedonali. Il sedicente legale spiega di aver parlato con gli avvocati difensori della vittima, finita nel frattempo in ospedale, e che questi (persone lese) sarebbero disposti a ritirare le denunce dietro il pagamento di un risarcimento danni.
L’attività di analisi dei Carabinieri ha permesso anche di determinare l’organigramma del presunto gruppo criminale, distinto in ruoli. “Telefonisti”, incaricati di contattare la vittima designata fingendosi Carabinieri, prospettandole l’arresto di un parente e richiedendo denaro e oro a titolo di cauzione; “organizzatori logistico-operativi”, aventi il compito di organizzare gli spostamenti dei complici indicando i luoghi in cui recarsi, orari di partenza e mezzi da utilizzare, nonché fornendo indicazioni stradali e aggiornamenti sull’andamento delle telefonate finalizzate ad adescare le vittime; “esattori”, il cui ruolo, fingendosi Carabinieri o avvocati, consisteva nel recarsi presso l’abitazione delle vittime per farsi consegnare il denaro e i preziosi.