A Soverato le statistiche si fanno a piedi


 Nella Reggia borbonica di Caserta, come in ogni museo e parco, è facile la statistica: tot visitatori, tot biglietti staccati e pagati. A Rimini, tot posti letto in albergo, tot ombrelloni. A Soverato, le statistiche si fanno a piedi, ovvero “quanta gente sul Lungomare!”

 Come ogni anno, e ogni anno invano, io chiedo che, a settembre, si faccia una riunione seria per sapere, almeno, come siamo andati a B&b, alberghi, ristoranti. Non la si vuole e non si farà mai; e sarebbe inutile lo stesso, perché da nessuna parte risultano i fitti in nero, in nerissimo. E nemmeno sappiamo “quanta gente”, perché manco si vogliono, a Soverato, i parcheggi a pagamento, e tutti gli amici dei paesi vicini scendono a inquinare gratis in cerca di un posto vicinissimo al passeggio.

 Tali cose vanno malissimo in senso oggettivo, però stanno benissimo in senso soggettivo, e a tantissimi. Stanno meravigliosamente alle bande di ragazzini che urlano di notte; ai parcheggiatori a caso dopo il ventesimo giro; ai grammofoni ad alto volume spacciati per discoteche; agli ambulanti abusivi di merce, sorvoliamo…

 …ai dilettanti, che costituiscono gran parte degli operatori, e cui conviene un’estate di breve durata e con praticamente solo il mare: cioè pochissime spese e guadagno senza fatica.

 È palese che nessuno vuole migliorare, perché migliorare richiede professionalità e spese. La scarsissimaa qualità, compensata da una fugace quantità, basta a parecchi, parecchissimi.

 Perché migliorare? Se un forestiero si trova male e non torna l’anno prossimo, ce ne sarà un altro al suo posto; e al posto di questo un altro ancora.

 E chiudo con una statistica che faccio io, sicuro di non sbagliarmi: a Soverato, e in Calabria detto in generale, sono rarissimi quelli che vivono esclusivamente, o almeno prevalentemente di attività balneare. Gli altri, fanno tutti un mestiere che nulla sa di turismo. E siccome “natura delle cose è il loro nascimento”, insegna il Vico, il turismo, nato come attività secondaria e occasionale, tale rimane.

 Non va bene, ma sta bene a quasi tutti così.

Ulderico Nisticò