Ancora sugli ultimi posti


 Per atavica fissazione, solo in minor parte realistica, il meridionale medio, e calabrese in specie, misura tutto in soldi, soldi, soldi e soldi. Soldi mito, soldi simbolo, soldi sogno, non soldi potere e svaghi: dimenticando che il grandissimo meridionale s. Tommaso d’Aquino (probabilmente per effetto del suo sangue purissimo longobardo!) insegnò che i soldi esistono solo quando si spendono: “usus pecuniae in emissione”. Così tantissimi nostri paesanotti fecero la fame per morire ricchi e lasciare i soldi al nipote scialacquone, come quello del vino di Orazio che lo versa sul pavimento.

 Noi non siamo gli ultimi per soldi; e nemmeno per servizi, sulla carta: la Calabria è zeppa di scuole e università; e arrivò a contare 42 ospedali; e ha la rete stradale più lunga d’Italia…

 Ma la Calabria è quel posto dove una qualsiasi pratica può durare mesi  e anniperché l’impiegato se la piglia comoda e il dirigente non controlla, tanto sono della stessa prava compagnia e vanno a cena assieme, dove magari l’impiegato è 33 e il dirigente 16; e – recentissimo caso di Cosenza – un malato si rivolge all’ospedale pubblico e lo mandano in Campania in uno privato.

 E dove, fino a pochissimi anni fa, la città di Catanzaro era più onesta dell’intera Utopia di s. Tommaso Moro, confinante con la Repubblica di Platone e la Città del sole del nostro paesano. Da qualche annetto, si è capito il perché erano tutti incensurati.

 La Calabria è quel posto dove alla maturità i 100 e lode fioccano; poi metà dei lodati arranca all’università; e l’altra metà si laurea ed emigra.

 La Calabria è quel posto dove ogni tanto spunta un genio e poeta e filosofo e salvatore della patria: prima era il turno di Corbelli, oggi di K. Davi, domani… Tutti illustrissimi ignoti a nord del Pollino e a sud del Canale.

 La Calabria è quel posto dove, a meno di due mesi dalle regionali, non si ha la minima idea dei candidati; e la sedicente opinione pubblica è un muro di pietra. E siamo tutti certi che, chiunque vinca, sarà lo stesso dal 1970 a oggi: tanto, alla Regione comandano gli uscieri!

 La Calabria è quel posto dove anche i mafiosi sono così miserabili accattoni da rubare il reddito di cittadinanza: alla faccia degli andres agathòi.

 La Calabria, per ripetermi, è quel posto dove se io divento miliardario e compro la Ferrari, la devo tenere in garage perché le strade (la rete più lunga d’Italia, e manutenzione scarsissima) sono mulattiere tutte una buca.

 E siccome le classifiche non si fanno in soldi, ma in qualità della vita, ecco perché la prov. di CS, la meno peggio, è al numero 86; e Crotone all’ultimo, in compagnia stretta di CZ, VV, RC.

Ulderico Nisticò