Ancora sul Meridione ultimo


 Poi dite che i social non servono. Io mi diverto a leggere la sfilza di commenti di meridionalisti della domenica, come s’inventano ricchezze che mai sono mai furono mai saranno, e come vanno in cerca di qualcuno su cui scaricare la colpa.

 Qualcuno, chi? Uno qualsiasi. Per loro va di moda Garibaldi, il quale, anche a voler dar credito alle fantasie, fu in Calabria una settimana, il tempo di sbarcare a Melito il 19 agosto, sparicchiare a Reggio, fingere una battaglia di Soveria Mannelli, e il 7 settembre arrivava a Napoli, ultimi 10 km in treno. L’unico treno che c’era; se ce ne fosse stato uno da Reggio, ci metteva una giornata. Anche fosse Attila in persona, in una settimana non può aver causato il disastro! Fino a vent’anni fa, però, i colpevoli erano i Borbone; per i più istruiti, gli Angiò o gli Spagnoli; per quelli che hanno studiato in università illuministiche e di stampo tedesco o francese, la colpa fu dei Romani. Ovvio che gli amici dei social i Romani li conoscono solo attraverso Il gladiatore; e i Borbone non saprebbero nemmeno elencare i cinque re con le date. A proposito: della passeggiata di Garibaldi ho indicato mesi e giorni; scommetto che molti ignorano l’anno e il secolo. Ahahahahah!

 Emesse le scontate risate, ripetiamo: le classifiche che vedono Udine al primo e Foggia all’ultimo posto, non sono formate con i “soldi” (in calabrese, “i sordi”, detto con faccia truce), ma con 90 parametri che sono anche di economia e di lavoro, ma sono di servizi pubblici, e sono di attività sociali e di corpi intermedi naturali e di soddisfazione personale e comunitaria; e di gioia di vivere cogliendo le occasioni.

 Sono sparite, a Sud, le comunità naturali: famiglia, parentele, comparaggi, “rughe”, piazze, parrocchie; e anche a Sud si vive… si campa in appartamenti, parola da intendere in senso letterale, cioè ap-part-arsi, stare da parte, isolarsi. Rare sono le comunità organizzate, quali associazioni culturali e di tempo libero. Pochi i teatri e cinema. Conclusione: uno può essere ricchissimo (e tanti hanno le case zeppe di soldi nascosti!), però la sera si annoia esattamente come il poveraccio.

 Vorrei un centesimo per ogni superlaureato di Soverato che non ha mai visto la Pietà del Gagini, e sicuramente il ricchissimo diverrei io. Gagini, chi era costui? Vero che nella Perla ognuno, me incluso, si sta facendo un Gagini per conto suo: ma ne parliamo un’altra volta. Ah, non è che i medesimi dotti, quando capitano a Milano (“per accertamenti”, ovvio) visitano il Castello Sforzesco o il Cenacolo! O gli Uffizi a Firenze. O a Napoli la Cappella di Sangro eccetera. O le opere d’arte disseminate in Calabria stessa? Mai viste.

 C’è un problema millenario, in Calabria, ed è che la cultura non è assente, tutt’altro, ma è libresca, scolastica, accademica, mnemonica e senza capacità ed entusiasmo e voglia di comunicazione e di partecipazione. Gli stessi che non vanno dal Gagini, non l’incontrate nemmeno a una festa popolare, a una sagra, a seguire la banda, a una tarantella… E se vi racconto le scuse dei dotti quando non vengono a una manifestazione: ahahahahah.

 Hanno soldi da parte, e morranno – tra cent’anni – poveri; e nemmeno ci sarà l’erede più degno del vino che lo scialacqui sul pavimento, come canta Orazio a proposito dei taccagni.

 Morale: se i meridionaldomenicali diventassero tutti ricchi come Paperone, farebbero la fine di Paperone, cioè denaro un mare, e pessima qualità della vita.

 Il mare? A Sud c’è il mare; c’è anche a Viareggio e a Rimini e Sanremo, e lo usano anche d’inverno, e non solo due settimane di caos ad agosto. L’aria… campiamo d’aria, cantava il compianto Profazio.

 Ora riparliamo di soldi. Pare che, ma solo da un paio d’anni, il Meridione stia spendendo almeno parte dei fondi europei e statali. Dal 1970, la Calabria Regione li ha restituiti illibati, per evidente incapacità di iniziativa e di politicanti e di passacarte.

 La colpa è di Garibaldi o di Ferdinando IV/III/I? O facciamo di Annibale, che passò dalle nostre parti gli ultimi cinque anni della sua scombinata avventura. Ammesso lo sappia qualcuno.

Ulderico Nisticò